Carlotta Rimini nasce a Venezia il 26 gennaio 1902. Il padre, Cesare, è un commerciante ebreo di tessuti e merletti. L’ambiente in cui crescono Carlotta (secondogenita) e i fratelli Alessandro, Elda e Rita è culturalmente stimolante grazie soprattutto alla madre, Adele Todesco - proveniente da una famiglia di banchieri - poliglotta e di raffinata cultura. La giovane ha un carattere determinato tanto da imporre ai genitori il suo desiderio di frequentare, come il fratello, il liceo classico, e di proseguirlo a Catania dove viene mandata per timore dell’avvicinamento del fronte di guerra. Non la intimorisce neppure l’essere l’unica donna iscritta al liceo Mario Cutelli. A ospitarla in Sicilia è lo zio paterno Emanuele, direttore dei Magazzini Coin nell’isola, padre del pittore Roberto Rimini.

Nel 1920 Carlotta si iscrive alla Facoltà di lettere e filosofia di Padova e supera brillantemente alcuni esami. Al corso di psicologia sperimentale stringe amicizia con Cesare Musatti e la sua futura moglie, Albina Pozzato. Lì, incontra anche Roberto (all’anagrafe Yusuf Roberto) Mandel, (1895 – 1963) che sposa nel 1922, studente dotato, oltre che fisico diverrà storico, scrittore, commediografo, poeta e accademico. Al loro unico figlio viene imposto il nome Gabriele (1924- 2010), in omaggio all’amicizia che lega Gabriele D’Annunzio a Roberto, suo biografo. La famiglia Mandel approda a Milano nel 1925 dove il fratello di Carlotta, Alessandro (1898 – 1976), ha un avviato studio di architettura. Tra i suoi diversi progetti si ricordano i principali cinema milanesi e la Torre Snia in piazza San Babila, il primo grattacielo italiano. Altrettanto numerosi sono quelli che non potrà sottoscrivere perché le leggi razziali glielo impediranno: nella primavera del 1944 sarà deportato nel campo di concentramento di Fossoli da cui riuscirà a fuggire in modo rocambolesco.

In una intervista a “Il Giornale” (30.6.1991) Carlotta afferma di aver esordito come giovanissima autrice su “Il giornalino della domenica” e poi sul “Corriere dei piccoli” celandosi dietro lo pseudonimo Lucio De Lauris; e a 19 anni di essere stata redattrice di “Fiorita”, un foglio pro mutilati di guerra. Un altro nome fittizio che utilizza è Mirella Antici d’Armont (anagramma di Carlotta Rimini Mandel) con il quale firma gli articoli per i seriali legati all'Opera di propaganda nazionale "Patria ed Arte" diretti dal marito. Ma soprattutto lo utilizza, tra il 1925 e il 1926, per i volumi di poesie L'eroe popolare, La battaglia del grano e 24 maggio, sempre legati all’Opera. Per i tipi de La Nuova Italia pubblica poi Il giglio della montagna (1929) curato da Elda Bossi. Bossi (1901 – 1996) ha molto in comune con Carlotta. Fiorentina, colta (si laurea in Lettere a Bologna) è scrittrice, poetessa e traduttrice, si trasferisce a Venezia dove, nel 1926, fonda, insieme al marito, Giuseppe Maranini, la casa editrice La Nuova Italia. Nel 1930 ai due si unisce Ernesto Codignola. Oltre a questa prima esperienza Bossi costituisce la Novissima Editrice e, nel 1934 la casa editrice Ofiria. Sempre nel 1929, avvia la casa editrice Sforzesca. In un contesto decisamente maschile è una delle pochissime donne protagoniste di quella imprenditoria negli anni del fascismo. Nel 1930 Rimini dà alle stampe la raccolta di liriche La grande e la piccola Patria (Gorlini) che le vale la medaglia d’oro della Provincia di Milano. Oltre a firmare alcuni romanzi e libri per ragazzi, partecipa a numerose testate sempre fortemente orientate, in linea con l’adesione al fascismo della coppia (lui si iscrive al PNF nel 1932, lei non lo farà mai). La Sforzesca nel 1929 diventa Scrittori associati che cessa nel 1935. La Casa non ha un progetto definito se non quello di offrire perlopiù titoli, inediti o già diffusi da altri, di Rimini e Mandel. Nonostante la chiusura dell’impresa, il mestiere di editrice per lei continua a essere un’attrazione perché, come si sostiene in Datemi una bugia, parole per il 1991, "dal 1936, in gemellaggio con la Francia, [dà vita a] Fratenité Latine, stroncata dagli avvenimenti mondiali", esperienza della quale però non si è trovata traccia. Roberto e Carlotta al contempo collaborano intensamente con i periodici di Lotario Vecchi, proprietario della SAEV (Società Anonima Editrice Vecchi), re della stampa popolare, in particolare del fumetto. Carlotta, dal 1936 al 1938, dirige per lui «Atlantide», una rivista illustrata per la casa e la famiglia e dell’irrintracciabile «Flora».

Le leggi razziali introdotte da Mussolini decretano l’allontanamento di Rimini dal giornalismo: la fede nel regime, già vacillante, crolla totalmente. La coppia, temendo per la propria sorte, emigra a Parigi dove continua a esercitare nell’ambito editoriale. Chi li aiuta sono Ettore Celestino Carozzo e Cino (Pacifico) del Duca, entrambi antifascisti legati a Vecchi. Per Carozzo, Rimini si impegna nella traduzione. Il 1 settembre 1939 la Francia dichiara guerra alla Germania. I Mandel già dalla fine di agosto si sono trasferiti a Losanna, ma non trovando alcuna occupazione a ottobre rientrano in Italia. Se la scure della censura si abbatte senza pietà su Rimini giornalista, Rimini scrittrice, al contrario, riesce a eluderla.

Tra il 1940 e il 1943 escono alcuni suoi lavori inediti: Voci di mattino, liriche per bambini (1940) e i romanzi La colpa di Daniela (1943) e Il romanzo di una dattilografa (1943), e la raccolta di versi Notturne (1942). Eccetto quest’ultimo, proposto dall’Unione tipografica, gli altri testi sono pubblicati dallo Studio Letterario Milanese (SLM), la nuova casa editrice fondata da Rimini l’1 ottobre 1941, ma che, non potendosene attribuire la titolarità, risulta essere di proprietà di Rina Rassega, balia di Gabriele. I bombardamenti del 1944 distruggono sia la loro casa sia il loro studio: la situazione precipita al punto che sono costretti a nascondersi e a procurarsi documenti falsi. Secondo quanto asserisce in una lettera del 13 maggio 1945 indirizzata al CLN (posseduta dalla nipote Paola Mandel), Carlotta viene fermata a Brescia il 13 luglio 1944, ma, grazie al caos provocato dalle incursioni aeree di quel giorno, ha l’opportunità di scappare.

Alcuni mesi dopo, alle 9 del mattino del 20 ottobre 1944, ecco che, all’Albergo Posta di Sondrio, è arrestata per la seconda volta e trasferita il 22 ottobre nel carcere di San Vittore a Milano (matricola 7913), dove vi resta fino al 24, giorno della sua evasione. Non ci sono notizie precise su di essa, accade forse durante il passaggio dal carcere dei detenuti comuni al braccio tedesco, l’anticamera della deportazione. Nella lettera al CLN del 13 maggio 1945, Rimini sostiene di "Essere stata dimessa per disposizione del questore [di Milano] Alberto Bettini perché moglie e madre di ariani". Mentre in un memorandum inviato al prefetto il 1° agosto 1945 riferisce semplicemente di essere stata aiutata dal marito e dal figlio, senza entrare in ulteriori dettagli. Non si addentra in particolari neppure nell’intervista a “Il Giornale” limitandosi ad affermare:

"Era una mattina di nebbia tremenda, mi ritrovai miracolosamente in viale Papiniano [che costeggia le mura del penitenziario]. Mi misi a correre, saltai su un tram: non avevo un soldo, ma il bigliettaio capì, mi lasciò passare e fui salva".

Il 25 febbraio 1945, è Roberto a essere fermato. I motivi non sono chiari: pesa il matrimonio con un’ebrea che, grazie a lui, è riuscita a darsi alla fuga, il non aver giurato fedeltà alla RSI e gli scritti non in sintonia con il regime come nel caso de Il cantico dei cieli il primo poema sufico che Mandel, esponente di spicco di questa corrente mistica dell’Islam, compone in italiano nel 1941 per lo Studio Letterario Milanese. Il figlio Gabriele è arrestato il giorno successivo, il 26 febbraio. Carlotta, che era con lui, riesce, ancora una volta, a fuggire. In un primo tempo trova rifugio dalla sorella Rita, il cui marito, Armando Laneve, è legato alla Resistenza. Poi presso gli amici Santa e Gianni Gini, disegnatore su stoffe, e da Nella e Alfredo D'Amia della casa editrice Stampa d'oggi. Infine, in cambio di 200 mila lire, i tedeschi acconsentono a scarcerare i Mandel il 31 marzo 1945.

Nell’agosto 1945 Carlotta avvia la terza casa editrice: l’I.M.I., acronimo di Istituto Metriopatico Milanese. Secondo il Vocabolario Treccani la metriopatia è "Nel linguaggio filosofico, termine usato da alcuni moralisti antichi per designare […] la misurata soggezione alle esigenze della vita affettiva e volitiva". L’obiettivo, ovviamente, è di offrire volumi e fascicoli illustrati ad hoc. Di fatto la casa editrice, però, non sarà mai attiva a eccezione di una riedizione de Il sergente Franz, un volume di memorie di Mandel sulla prigionia a San Vittore. A partire dal 1946 la coppia torna a vivere una parte consistente dell’anno a Parigi, per il resto sono a Milano dove, fino ai primi anni Cinquanta, continua a essere attivo lo Studio Letterario Milanese. Con tale marchio vengono pubblicati La Città proibita, un’antologia di poesie di Carlotta (1947), Poeti francesi d'oggi (1952), scelti e tradotti sempre da lei e prefati dal marito con xilografie di vari artisti e di Gabriele Mandel che, nel tempo, diventa docente universitario, scrittore, pittore, psicologo, illustratore dei libri dei genitori. E' riduttivo elencare i campi nei quali si cimenta con risultati sempre eccellenti. L’esperienza dello Studio Letterario Milanese si conclude nel 1957.

Nel settembre 1952 l’I.M.I modifica la denominazione in Relations Latines che deve il nome al trimestrale «Relations latines, cahiers d'echanges intellectuels», fondato e diretto da Rimini nel 1945. La rivista, attiva fino agli anni Settanta, si occupa di vita culturale e sociale con una attenzione speciale ai legami tra Francia e Italia e uno sguardo particolare a Napoli, nuova residenza dei Mandel. Di questi anni sono le raccolte di versi Venise (1952) e Penisola (1955), e del volume Sono tornata ricca da Parigi! (1961) in cui Rimini racconta il mondo intellettuale parigino nel quale lei e il marito sono vissuti. Sebbene la morte di Roberto, sepolto nel Famedio di Napoli, costituisca per lei un duro colpo, il suo impegno nella carta stampata non si arresta. Edita opere di altri autori, traduce in francese il “poema cosmico” del marito, Il cantico dei cieli (1963), cura La poesie italienne de la femme et de l'enfant (1965) e Poesia italiana contemporanea (1966). E continua a collaborare con riviste italiane e straniere.

A ottant’anni Rimini riconquista l’apprezzamento dei lettori con le poesie Felici di niente, (Alkaest, 1982) e Datemi una bugia, parole per il 1991 (Arcipelago, 1990). Tra i diversi riconoscimenti nazionali e internazionali conferiti a Rimini citiamo, oltre alla Medaglia d’oro della provincia di Milano, il Premio di cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Medaglia d’argento “Ars Sciencies et Lettres” di Parigi. Carlotta Rimini si spegne a Milano il 5 agosto 1992.


Fonti, risorse bibliografiche, siti su Carlotta Rimini

Archives cantonales vaudoises, Fonds d’archives ACV SB 4; Archives de la Ville de Lausanne, Contrôle des habitants;

ASMi Gab Pref II b7 1938 Giornalisti 1938; Rimini Mandel Carlotta;

ASMi Gab Pref II vers 353 1944-45 Rimini Carlotta;

Camera di commercio di Milano, Monza Brianza Lodi, Registro delle ditte: Sforzesca poi Scrittori associati (iscrizione n.156.501), Studio letterario milanese (iscrizione n. 297.811) Relations latines (iscrizione n. 332.115);

Carlotta Rimini Mandel, Lettera dattiloscritta all’On. comitato [CLN], Milano, 13 maggio 1945;

Maria Bandini Buti, Poetesse e scrittrici. Serie 6 di: Enciclopedia biografica e bibliografica italiana, Roma, Istituto editoriale italiano Bernardo Carlo Tosi, stampa 1942;

Carlotta Mandel, Il mistero della vita, Milano, Scrittori Associati, 1932; Carlotta Mandel, Datemi una bugia, parole per il 1991, Milano, Arcipelago, 1990;

Marco Vallora, Le memorie di Carlotta, “Il Giornale”, 30 giugno 1991;

Maria Salvi, Carlotta Mandel, “La voce della Martinella, il mensile tutto milanese di arte, cultura e vita cittadina”, maggio 1973, p. 48;

Simona Viviana Ruggeri, Donne e giornali nel fascismo. Dizionario storico-biografico, Gavino Monreale, Edizioni Fiore, [2004];

Nicola Carozza, Ettore Carozzo: popolare ligure antifascista ed editore dei fuoriusciti in Francia, “Storia e politica, rivista quadrimestrale”, Università degli studi di Palermo, Dipartimento di studi europei, n. 2, a. 2020, p. 302-313; Chi scrive, repertorio bio-bibliografico e per specializzazioni degli scrittori italiani, Milano, Istituto Librario Editoriale, 1962;

Dizionario biografico delle donne lombarde, 568-1968, a cura di R. Farina, Milano, Baldini & Castoldi, 1995; Ezio Ferraro, Lotario Vecchi editore, “Comics, trimestrale di critica storia e informazione sul cartooning”, dicembre 1974, n. 14;

Mario Gastaldi, Donne luce d'Italia. Panorama della letteratura femminile, Milano, Quaderni di poesia, stampa 1936;

Roberto Mandel, San Vittore, inferno nazifascista, Studio Letterario Milanese, 1945;

Robero Mandel, Il sergente Franz, Studio Letterario Milanese, 1945.

Voce pubblicata nel: 2024