"Dolce come una caramella, falso come un film americano, ben costruito come un giocattolo tedesco" 1: per la germanista e traduttrice milanese Lavinia Mazzucchetti i libri degni di attenzione erano assemblati secondo regole ben precise.

Se il suo successo di mediatrice e di consulente editoriale da un lato deriva dalla precisione con la quale esegue delle "radiografi[e] clinic[he] della pagina scritta" 2, dall’altra è strettamente legato alla capacità di instaurare rapporti personali con gli autori più apprezzati.

L’ambiente familiare piccolo-borghese dal quale Mazzucchetti proviene, le trasmette la passione per il teatro e per la letteratura, oltre alla consapevolezza dell’importanza del lavoro editoriale e giornalistico per la promozione di valori sia culturali sia politici. Poco dopo la laurea in Lingua e letteratura tedesca alla Regia Accademia Scientifico-Letteraria, comincia a farsi strada in ambito accademico sostituendo l’ordinario Giuseppe Antonio Borgese chiamato alle armi. All’insegnamento universitario affianca quello scolastico alla Civica Scuola Superiore Femminile Alessandro Manzoni di Milano. Dal 1919 al 1921, quando si fidanza con il drammaturgo, giornalista e critico d’arte di origine russa Waldemar Jollos (che sposerà nel 1946), fa da corrispondente dall’ex Regno tedesco per il quotidiano «Il Secolo», del quale il padre era stato a lungo collaboratore, e comincia ad occuparsi di letteratura tedesca contemporanea per varie riviste. Lo studio intitolato Il nuovo secolo della poesia tedesca, pubblicato nel 1926, l’anno in cui riprende a insegnare all’Università Statale di Milano, dopo una breve parentesi all’Università Bocconi e all’Università degli Studi di Pavia, sancisce e documenta la sua scoperta dell’espressionismo tedesco per l’Italia; allo stesso tempo rappresenta una dettagliata testimonianza del suo impegno di instancabile esploratrice in loco.

Nel novembre del 1929, nonostante il sostegno di Giovanni Gentile, il "fascistissimo rettore Baldo Rossi" impedisce che le venga rinnovato il contratto, adducendo come motivo la mancanza di fondi. Dal concorso milanese del 1932 esce vincitore il collega germanista Vincenzo Errante, ma la sconfitta non la coglie di sorpresa. Senza bisogno di addentrarsi nella querelle, è più che lecito pensare che il fatto di essere donna e la sua profonda avversione per il fascismo (nel 1925 sottoscrive il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Croce e negli anni a seguire distribuisce blocchetti di stampa clandestina) abbiano avuto un forte peso nella brusca interruzione del suo percorso accademico.

L’esclusione dall’ambiente universitario, al quale si aggiunge poco dopo la perdita della cattedra scolastica, implicano un ulteriore avvicinamento al mondo editoriale: Mazzucchetti accetta di dirigere la collana narratori nordici (1929-1943) per la Sperling & Kupfer, e di svolgere il ruolo di consulente (di fatto selezionatrice e spesso anche traduttrice) per le opere in lingua tedesca della più nota collana di letteratura straniera mondadoriana, Medusa, lanciata nel 1933, quando «i tedeschi sono stati letterariamente degli europei (Thomas Mann, [Leonhard] Frank, ecc. anche [Hermann] Hesse, per citare solo ariani!)» 3. La scelta ricade soprattutto su scrittori-amici, spesso di origine ebrea o invisi al regime nazionalsocialista per motivi politici (dai fratelli Mann a Jakob Wassermann, da Franz Werfel a Ernst Wiechert). Le sue traduzioni a fine carriera comprendono una cinquantina di volumi; prevalgono romanzi storici, autobiografie e memorialistica. Agli autori contemporanei Mazzucchetti affianca versioni di Schiller e di Goethe, di Stifter e di Keller.

Il lavoro di consulente implica il compito di stilare numerosi pareri editoriali nei quali commenta, spesso ironicamente, le ultime tendenze letterarie, esprimendo dei giudizi pungenti a volte ripresi nelle rubriche curate in rivista.  In generale, Mazzucchetti predilige una lettura del testo capace di mettere in luce le qualità più squisitamente umane dell’opera (all’insegna di un socialismo umanitario che coincide con un impegno civile ispirato al motto mazziniano «Dio è dio, e l’Umanità è il suo profeta»). In quest’ottica ogni libro rappresenta una cosa viva perché leggere vuol dire dialogare con l’autore, sentire la sua voce, immaginare la sua espressione; significa anche provare a immedesimarsi nel suo pensiero e cercare di vivere nel mondo da lui creato o realmente conosciuto. L’opera letteraria è il punto di partenza imprescindibile di un’indagine che mira a ricostruire tutto il suo contesto storico, politico, economico e sociale.

A proposito della Selva dei morti di Ernst Wiechert, Mazzucchetti nelle vesti di critica scriveva: "Non so se questo scarno rapporto […] sia anche un libro 'bello'. Non ho saputo leggere che col cuore: invidio i critici che già sanno sezionare sulla tavola anatomica della loro impassibile competenza pezzi ancor pulsanti di vita ribelle." 4

Se, in via sperimentale, si provasse a riscrivere la storia della letteratura tedesca in Italia eliminando alcune delle sue scoperte, nel 1927 in Italia Franz Kafka continuerebbe ad essere un nome completamente sconosciuto (Il processo viene pubblicato nel 1933); con ogni probabilità non disporremmo di tutte le opere di Thomas Mann da lei curate per Mondadori (12 voll., 1949-1965) e nemmeno delle raccolte di opere scelte di Stefan Zweig e di Hermann Hesse.

La "Zaratustra" della letteratura tedesca 5, così definita dal collega mondadoriano Elio Vittorini, muore nel 1965, ma il suo lascito personale – oltre al fondo archivistico conservato presso Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori insieme ai pareri di lettura – parla per sé ed è facilmente consultabile attraverso il catalogo digitale del Servizio Bibliotecario Nazionale, dove sono oltre 500 i documenti che portano il suo nome, tra monografie, saggi in rivista, manuali scolastici, curatele, prefazioni e traduzioni.

Note


1 Non c’è tutto nei romanzi, a cura di Pietro Albonetti, Fondazione Alberto e Arnoldo Mondadori, Milano 1994, p. 164 (Vicki Baum, Der grosse Ausverkauf, Amsterdam, Querido 1937, pp. 164-165).
2 Cit. dalla registrazione audio della conferenza dedicata a Lavinia Mazzucchetti a cento anni dalla sua nascita, 24 novembre 1989, Biblioteca cantonale di Lugano.
3 Mario L. Rubino, Lavinia Mazzucchetti e la letteratura di consumo weimariana, in «Come il cavaliere sul lago di Costanza». Lavinia Mazzucchetti e la cultura tedesca in Italia, a cura di Anna Antonello, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Milano 2015, pp. 29-35, qui p. 29.
4 LM, La selva dei morti, in Cronache e Saggi, a cura di Eva e Luigi Rognoni, il Saggiatore, Milano 1966, pp. 298-300, qui p. 298.
5 Michele Sisto, Lavinia Mazzucchetti, Elio Vittorini e la letteratura tedesca in Mondadori (1956-1965), in Lavinia Mazzucchetti. Impegno civile e mediazione culturale nell’Europa del Novecento, a cura di Anna Antonello e Michele Sisto, Istituto Italiano di Studi Germanici, Roma 2018, pp. 213-239, qui p. 221.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Lavinia Mazzucchetti

Anna Antonello, Una germanista scapigliata. Vita e traduzione di Lavinia Mazzucchetti, Quodlibet, Macerata 2023

Impegno civile e mediazione culturale nell’Europa del Novecento, a cura di Anna Antonello e Michele Sisto, Istituto Italiano di Studi Germanici, Roma 2018

Mario L. Rubino, Lavinia Mazzucchetti e la letteratura di consumo weimariana, in «Come il cavaliere sul lago di Costanza». Lavinia Mazzucchetti e la cultura tedesca in Italia, a cura di Anna Antonello, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Milano 2015

Maria Pia Casalena, Contrabbandiera di cultura. Lavinia Mazzucchetti e la letteratura tedesca tra le due guerre, in «Genesis», VI, 1 (2007), pp. 91-115

Referenze iconografiche: Lavinia Mazzucchetti. Immagine in pubblico dominio.

Voce pubblicata nel: 2022

Ultimo aggiornamento: 2023