È stato così. Eravamo in tre e “costruivamo per conto terzi” libri per bambini.

Erano libri vistosi, graficamente molto apprezzati, contenutisticamente scarsi, perlomeno rispetto a quello che per “contenuto” noi intendevamo.

Essendo tre, tutte donne, e con molta voglia di realizzare e realizzarci, era logico che il problema femminista ci toccasse molto da vicino.

Così viene presentata la casa editrice Dalla parte delle bambine (DPDB d’ora in poi) sulle pagine di L’almanacco. Luoghi, nomi, incontri, fatti, lavori in corso del movimento femminista italiano dal 1972, pubblicato nel 1978.

Le autrici del testo (che scrivono in modo plurale e collettivo, come d’abitudine negli anni Settanta) sono Adela Turin, Nella Bosnia e Francesca Canterelli, fondatrici e animatrici di DPDB, rispettivamente scrittrice, illustratrice, grafica.

Ma facciamo un passo indietro.

Novembre 1975, un nuovo prodotto compare sugli scaffali delle librerie di tutta Italia. Sono due libri per bambini, dalla cover cartonata e dall’edizione di ottimo pregio: Rosaconfetto e Una fortunata catastrofe.

Sono il frutto di una scommessa, un azzardo coraggioso e accuratamente preparato: pubblicare libri femministi per bambini e bambine.

Nessuno ancora lo sa, ma quei volumi sono solo l’inizio di un caso editoriale che porterà alla vendita di centinaia di migliaia di copie e alla traduzione in più di dieci lingue diverse.

L’ideatrice di questa impresa è la designer tessile laureata in Storia dell’Arte Adela Turin (prende il cognome del primo marito, Duccio, sposato nel 1950 a Beirut).

Nata a Milano il 28 settembre 1929, ha solo tre anni quando i genitori Gaetano Mandelli e Margherita Colombo la portano con loro in Argentina, più precisamente a Quilmes, nella provincia di Buenos Aires. Adela passa qui la sua infanzia e giovinezza, per poi terminare gli studi in Europa.

Particolarmente importante si rivela il suo soggiorno a Parigi, dove incontra donne come Antoinette Fouque (esponente di spicco della casa editrice Des Femmes) e trova i primi successi professionali, diventando direttrice artistica di una agenzia pubblicitaria, Hubert Hubert Baille, e disegnando quadrati in seta per Lanvin Castillo.

Si trasferisce poi a Milano, dove dirige l’Ufficio Stile de La Rinascente. È proprio qui che conosce le colleghe Nella Bosnia e Francesca Cantarelli, con cui fonda Contact Studio, un gruppo che si occupa di vari settori, dalle collezioni tessili ai libri per bambini.

Dopo aver collaborato con diverse case editrici (fra cui Mondadori e Giunti), Adela sente la necessità di proporre volumi diversi, che tocchino da vicino la questione della condizione femminile. Oltre al clima culturale milanese, così denso di stimoli (Adela farà parte per un periodo di Rivolta Femminile), la spinta decisiva all’ideazione del progetto si presenta con il celebre saggio Dalla parte delle bambine di Elena Gianini Belotti.

Sarà proprio leggendo le pagine dedicate alla creazione (e non alla nascita) delle bambine che il gruppo deciderà di realizzare un prodotto nuovo, alternativo ai classici libri per l’infanzia, spesso sterilmente leziosi, quasi sempre legati a un universo patriarcale, tradizionale, lontano dalla nuova sensibilità di genere che con notevoli sforzi si sta espandendo in Italia. Adela e le colleghe ideano i nuovi volumi e tentano di proporli alle case editrici con cui sono ormai solite collaborare, purtroppo senza risultato.

Viene così presa la decisione di pubblicare in proprio. Dopo aver ottenuto l’autorizzazione dalla Belotti di poter usare il suo felice titolo per la nuova collana, i libri vengono pubblicati in coedizione con Des Femmes, ottenendo un grande successo di critica e pubblico (9000 copie di Rosaconfetto vendute nel primo mese, recensioni su quotidiani illustri come «Il Corriere della Sera» e «Le Monde», due ristampe in meno di un anno).

Dopo il successo dei primi titoli, si decide di rendere DPDB non più una collana, ma una casa editrice vera e propria (1976). La rete di rapporti personali intessuta da Adela (Cinzia Ghigliano, Anna Curti, Silvana Koen, Nicole Claveloux, per citarne solo una manciata) si rivela essenziale per la crescita del progetto.

Sono anni di grandi risultati e soddisfazioni (DPDB verrà premiata alla Fiera di Bologna per ben tre volte), anche se non mancano i momenti di amarezza: "Rivolta femminile, che ho dovuto lasciare, ma anche le Edizioni delle Donne ci hanno sempre ignorato (a dir poco)" 1.

Intanto sono iniziati gli anni Ottanta, e con essi il periodo del riflusso (per usare un’espressione del linguaggio giornalistico). DPDB propone ancora titoli innovativi, come DonnaLunaAstrologia (1980), ma la potente spinta degli anni della rivolta si è ormai attenuata. Adela decide quindi di chiudere la casa editrice nel 1983 e di lì a poco si trasferisce a Parigi.

È qui che nel 1994, affiancata da collaboratrici come la sociologa Sylvie Cromer, organizza un progetto di respiro diverso, per certi aspetti ancora più ampio: l’organizzazione europea Du Côté Des Filles.

Attivo in spagnolo, francese e italiano, l’ente si occupa di combattere il sessismo e di studiare la condizione delle bambine in Europa, concentrandosi in particolare sull’educazione e sui libri per l’infanzia.

Uno dei suoi progetti più interessanti è “Attention Album!” (1996), una ricerca sul sessismo nei libri illustrati per l’infanzia. Finanziato con fondi europei, lo studio viene svolto in Italia, Francia e Spagna.

L’ente si occupa anche di pubblicare fascicoli per denunciare e combattere gli stereotipi di genere nei libri per bambini, proponendoli nelle tre lingue dell’associazione (ricordiamo Cosa vedono i bambini negli albi illustrati?, Quali modelli per le bambine?, Guida alla decifrazione degli stereotipi sessisti negli albi).

Intorno alla metà degli anni Duemila Adela decide di chiudere questo capitolo del suo impegno civile (anche se il sito http://www.ducotedesfilles.org/index.html è rimasto online e aggiornato fino al 2016, mentre ora è consultabile solo utilizzando la Wayback Machine https://web.archive.org/web/20010309002903/http://www.ducotedesfilles.org:80/) e di tornare a Milano, dedicandosi a vita privata.

Il suo interesse per l’educazione delle bambine e i suoi studi sulle illustrazioni per l’infanzia hanno portato numerosi frutti nel corso degli anni: vari libri sono ancora in vendita in diversi paesi del mondo; alcuni racconti sono entrati in antologie scolastiche; a maggio 2018 si è tenuto a Torino un evento dedicato a DPDB, con la partecipazione delle illustratrici Cinzia Ghigliano e Anna Curti, in occasione del festival Matota, organizzato dall’associazione Babelica.

Ora Adela vive ad Atene, in Grecia, con il figlio Luca Turin, ma lascia in eredità un’intuizione che a quarant’anni di distanza conserva la sua forza innovativa e rivoluzionaria.

I libri di DPDB sono senza dubbio figli del loro tempo, come ogni prodotto editoriale, ma la loro essenza, la loro missione, rimangono tutt’ora attuali. Una parte di storia dell’editoria per ragazzi che ha arricchito il mercato e il pubblico, di ieri come di oggi.

 

 

Per la realizzazione di questa voce si ringraziano: La Biblioteca dell’Unione Femminile Nazionale, in particolare la persona di Eleonora Cirant.Nella Bosnia, Silvana Koen, Luca Turin per le preziose testimonianze.

 

Note


1 Carla Ida Salviati, Raccontare destini. La fiaba come materia prima dell'immaginario di ieri e di oggi, Einaudi, Torino 2002, p. 42.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Adela Turin

Fraire Manuela, Spagnoletti Rosalba, Virdis Marina (a cura di), L’almanacco. Luoghi, nomi, incontri, fatti, lavori in corso del movimento femminista italiano dal 1972, Edizioni delle donne, Roma 1978

Salviati Carla Ida, Raccontare destini. La fiaba come materia prima dell'immaginario di ieri e di oggi, Einaudi, Torino 2002

Cagnolati Antonella (a cura di), Tessere trame, narrare storie: le donne e la scrittura per l'infanzia, Aracne, Roma 2013

https://web.archive.org/web/20010309002903/http://www.ducotedesfilles.org:80 (ultima consultazione 8 novembre 2018)

Voce pubblicata nel: 2019

Ultimo aggiornamento: 2023