Perché le bambine e i bambini non possono fare le stesse cose? Perché questa differenza?

Elena Gianini Belotti si poneva queste domande sin da piccola, vivendo come una terribile ingiustizia le limitazioni dovute alla sua appartenenza al genere femminile.

Il suo nome è legato al saggio Dalla parte delle bambine che tante donne hanno letto ed apprezzato e che è stato un testo importante per le battaglie femministe.

La prima edizione vede la luce nel 1973 e né l’autrice né la casa editrice immaginavano il grande successo che il libro avrebbe riscosso.

In Dalla parte delle bambine Elena espone la sua tesi secondo la quale la differenza caratteriale tra maschi e femmine non è innata, ma è frutto dei condizionamenti culturali che si subiscono sin dai primi anni di vita: "la bambina vivace ed esuberante non rientra negli stereotipi", si deve quindi intervenire “femminilizzando” questa sua caratteristica.

"Il maschio spacca tutto è accettato, la femmina no. La sua aggressività, la sua curiosità, la sua vitalità spaventano e così vengono messe in atto tutte le tecniche possibili per indurla a modificare il suo comportamento”.

Ancora:

"I movimenti del corpo, i gesti, la mimica, il pianto, il riso sono pressoché identici nei due sessi all’età di un anno o poco più mentre cominciano in seguito a diversificarsi.. a quest’età sono aggressivi maschi e femmine. [...] Mentre più tardi l’aggressività del bambino continuerà ad essere diretta verso gli altri, la bambina diventerà auto aggressiva per aderire al modello che la società impone e che le vuole incanalate verso la debolezza, la passività, la civetteria".

Sono passati più di quarant’anni, ma ancora oggi spesso ad una bambina è negata la possibilità di sviluppare il proprio carattere per aderire piuttosto agli stereotipi d genere.

Elena Gianini Belotti è nata a Roma nel 1929 ed ha diretto, dal 1960 al 1980 il Centro Nascita Montessori della capitale, in cui le gestanti venivano preparate psicologicamente e praticamente al compito di madri rispettose dell’individualità del bambino. Contemporaneamente ha insegnato in un Istituto professionale statale per assistenti all’infanzia. Ha collaborato con diversi giornali e riviste, tra cui «Paese sera» e «Noi Donne».

Vasta la sua produzione letteraria, tanti i premi ed i riconoscimenti che le sono stati attribuiti.

Tra i suoi saggi Che razza di ragazze, Prima le donne e i bambini, Non di sola madre,Amore e pregiudizio.

Nel suo romanzo Il fiore dell’ibisco scrive:

"I talenti delle donne vanno smarriti nella fatica quotidiana di pensare, organizzare. Agire per gli altri … dispersi, assorbiti, corrosi dalle esigenze altrui che vengono prima delle proprie … impoveriti, isteriliti, soffocati dalle continue richieste di attenzione, di cura, di accudimento … una massa di lavoro mentale e fisico che succhia ogni respiro, non lascia tempo e pensieri per sé”.

Nel 1995 pubblica Pimpì Oselì con cui ci regala uno scorcio dell’Italia degli anni Trenta, nel periodo fascista, visto con gli occhi di una bambina

“… è meglio non farle studiare troppo le bambine, tanto si sposano, e cosa ci fanno con l’istruzione? Per quel che serve a mandare avanti la casa e allevare i figli, basta un modesto titolo di studio, se no chissà che grilli si mettono per la testa …” .

È la fotografia del tempo in cui le bambine devono essere modeste, devono stare al proprio posto, non devono provocare i ragazzi con gesti, abiti e sguardi, devono “camminare tenendo gli occhi bassi, sedere composte e non ridere e parlare in modo sguaiato”.

Nel libro Elena racconta parte della sua infanzia.

È del 1999 Apri le porte all’alba un romanzo in cui una donna, dopo alcune relazioni amorose fallimentari, giunge alla conclusione che per le donne della sua generazione la vita coniugale offusca o addirittura annulla la propria identità. E tra queste pagine, scritte quasi vent’anni fa, troviamo la denuncia della scrittrice di quelli che oggi chiamiamo femminicidi.

"Adele ha preso la parola per riferire della sua ricerca sui così detti omicidi per amore, cioè sugli uomini che uccidono mogli, amanti, fidanzate per gelosia o perché vengono abbandonati. Che razza di amore sarebbe quello che arriva a uccidere il suo oggetto? Chiamiamolo con il suo nome: bisogno sfrenato, incoercibile e patologico di possesso. Anche questa sarebbe una battaglia da fare: ottenere dai media che usino un linguaggio corretto, perché quello scorretto deforma le coscienze”.

Prima della quiete: storia di Italia Donati, pubblicato nel 2003, racconta la storia di una maestra toscana che si suicida a causa delle persecuzioni verbali degli abitanti del luogo in cui vive.

Nel 2006 pubblica Pane amaro. Elena ci racconta che un giorno trova il diario di suo padre che nel 1913 emigrò in America in cerca di lavoro, e da quei dolorosi appunti trae ispirazione questo suo romanzo in cui viviamo gli affanni e le pene di chi è costretto a guadagnarsi il pane lontano da casa. Troviamo le umiliazioni, i soprusi e le ingiustizie che i migranti italiani devono subire dalla società americana che non li apprezza e li emargina e li condanna ad una vita fuori, o nel migliore dei casi ai margini della nazione che li ospita. È una storia di un secolo fa ma drammaticamente attuale, i cui protagonisti, cambiando solo colore della pelle e territorio, si aggirano smarriti sul palcoscenico di una vita di stenti, di privazioni, di discriminazioni e di sogni andati in frantumi.

Nel 2008 pubblica Cortocircuito in cui mette in evidenza come la società italiana sta cambiando volto con il fenomeno dell’immigrazione e come gli immigrati con le loro storie, le loro tradizioni, usi e costumi sono entrati nelle vite degli italiani che spesso non accettano questa trasformazione della società senza rendersi conto che “senza lo straniero” il nostro Paese si fermerebbe in molte attività. Le storie delle giovani badanti filippine, turche, ucraine, gli operai rumeni ed indiani, ci dimostrano come questa commistione di etnie, lingue e culture ci arricchisce, ma di questa ricchezza noi spesso non siamo consapevoli.

L’ultimo suo romanzo Onda lunga è del 2013: la protagonista, una signora avanti con gli anni, continua a vivere le sue esperienze considerando la terza età una risorsa. Il confronto tra il presente ed il passato a volte fa vacillare le certezze di un tempo ma vi è sempre una reazione che sprigiona voglia di vivere in situazioni che a volte risultano tragicomiche ma che vengono affrontate con sensibile consapevolezza, ironia e spirito critico.

Telefonicamente chiedo ad Elena cosa ne pensa delle bambine di oggi. Mi risponde che le conosce poco ma dopo una lunga discussione concordiamo sul fatto che oltre ad esistere ancora discriminazioni legate al genere, alle bambine di oggi viene propinato un modello di donna legato all’immagine, al corpo. Un messaggio pericoloso, subdolo, che le proietta verso un’emancipazione formale e non sostanziale. Concludiamo che ancora oggi le bambine hanno fortemente bisogno di qualcuno che stia dallo loro parte.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Elena Gianini Belotti

Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine, Feltrinelli 1973

Elena Gianini Belotti, Non di sola madre, Rizzoli Bur  1985

Elena Gianini Belotti, Il fiore dell’ibisco, Rizzoli 1985

Elena Gianini Belotti, Prima le donne e i bambini, Rizzoli 1980

Elena Gianini Belotti, Amore e pregiudizio, Mondadori 1988

Elena Gianini Belotti, Adagio un poco mosso, Feltrinelli 1993

Elena Gianini Belotti, Pimpì Oselì, Feltrinelli 1996

Elena Gianini Belotti, Pane amaro, Rizzoli 2006

Elena Gianini Belotti, Apri le porte all’alba, Feltrinelli 2001

Elena Gianini Belotti, Voli, Feltrinelli 2001

Elena Gianini Belotti, Prima della Quiete. Storia di Italia Donati, Rizzoli 2003

Elena Gianini Belotti, Cortocircuito, Rizzoli 2006

Loredana Lipperini, Ancora dalla parte delle bambine, Feltrinelli 2007

Elena Gianini Belotti, L’ultimo Natale, Nottetempo 2012

Elena Gianini Belotti, Onda lunga, Nottetempo 2013

Referenze iconografiche: Elena Giannini Belotti, immagine parte di una foto più ampia nella quale compaiono anche  l'Onorevole Mara Carfagna e l'allora Presidente dell Repubblica Giorgio Napolitano, 8n maggio 2010. Foto di Quirinale.it.

 

Voce pubblicata nel: 2016

Ultimo aggiornamento: 2023