Eleonora Duse, una delle più grandi attrici tra Ottocento e Novecento, nasce da Vincenzo Duse (in arte Alessandro) e Angelica Cappelletto, due attori. Le vengono dati i nomi di Eleonora, Giulia, Amalia. Al seguito della compagnia teatrale del padre, prende subito confidenza con il palcoscenico. Ha quattro anni, quando, a Chioggia, recita nella parte di Cosetta dei Miserabili di Victor Hugo. A dodici sostituisce la madre ammalata nella parte di Francesca da Rimini di Silvio Pellico. A quattordici è Giulietta. Poi è un susseguirsi di prove sempre più impegnative fino all’ingresso nella compagnia Pezzana-Brunetti nel 1875 e in quella di Ciotti-Belli Blanes nel 1878 nel ruolo di prima amorosa. Nel 1880 diventa prima attrice nella compagnia di Cesare Rossi. Sposa Tebaldo Cecchi un attore discreto ma soprattutto un uomo buono capace di sostenerla: da lui avrà la figlia Enrichetta. Nel 1884 inizia una relazione con Arrigo Boito che lei definisce «il filo rosso della mia esistenza».

Determinante per consolidare la sua vocazione l'incontro avuto con Sarah Bernhardt, ritenuta allora la più grande attrice vivente. Attrice originale e sperimentatrice, Eleonora affina con lo studio la propria ricerca, misurandosi anche con i personaggi moderni di Zola o Ibsen.

Di lei Sergio Tofano (1886-1973):«la sua recitazione era ridotta alla più pura e limpida essenzialità, assolutamente scevra dei tanti barocchismi e capricci vocali cari alle attrici sue contemporanee». Interpreta Teresa Raquin di Zola, La principessa di Bagdad, La signora delle camelie, La moglie di Claudio, Cavalleria Rusticana, Antonio e Cleopatra, Casa di bambola, La donna del mare e numerosissime altre opere d'un repertorio sempre più vasto ed eterogeneo. «È molto più che bella. D’un pallore opaco e un po’ olivastro, la fronte solida sotto le ciocche nere, le sopracciglie serpentine, i begli occhi dallo sguardo clemente, una bocca grande, pesante nel riposo ma incredibilmente mobile e plastica […] La voce è chiara e fine» scrive il critico Jules Lemaitre. Nel 1884 l’incontro con Gabriele D’Annunzio a Venezia: i due già si sono già incontrati di sfuggita a Roma, mentre lui è cronista mondano della «Tribuna». Ma l’incontro decisivo ci sarà l’anno seguente, sempre a Venezia. Eleonora lo ispirerà per otto anni, a lei D’Annunzio dedicherà La città morta e Il Fuoco.

Nel 1897 a Parigi la Duse interpreta il Sogno d’un mattino di primavera con enorme successo. Chiusa e riservata, non ama obbedire e diventa una sorta di punto di riferimento per chi vive in teatro e crede in un teatro moderno. Nel 1898 parte per l’Egitto e per la Grecia accompagnata da D’Annunzio.

La loro storia d'amore finisce, nel 1904, per la conflittualità dei caratteri ma anche per i debiti che Eleonora accumula per aiutarlo e per la grande umiliazione che riceve in quello stesso anno, quando La figlia di Iorio esordisce al Teatro Lirico di Milano con Irma Gramatica nella parte di Mila. Il 25 gennaio 1909 a Berlino, dopo la rappresentazione de La donna del mare Eleonora decide di lasciare il teatro.

Amata dal pubblico, osannata dalla critica Eleonora Duse instaura intensi rapporti di amicizia e di stima con molte altre donne artiste, scrittrici, intellettuali del suo tempo: Matilde Serao, Laura Orvieto, Ada Negri, Sibilla Aleramo, Yvette Guilbert, Isadora Duncan, Camille Claudel. E anche importanti amicizie amorose come quella con Lina Poletti. Nel 1914, a villa Ricotti sulla Nomentana, apre una Casa delle attrici con annessa biblioteca, un luogo di ritrovo e di incontro che dura purtroppo un solo anno. Nel 1917 per il Congresso Nazionale delle Donne, al teatro Argentina di Roma, disapprova le femministe molto aggressive, e difende tutte le donne che lei chiama “donne reali”. Attenta al teatro di varietà e alla scrittura, si rifugia però soprattutto nell’epistolario e si interessa alla nuova arte, il cinema, al quale la legano diversi progetti. Con il regista Griffith, con Louis Delluc per La Femme de nulle part; con Giovanni Pastrone per La Signora delle tempeste. Ma l’unico film al quale partecipa è Cenere di Febo Mari; scrive Francesco Soro: «La Duse accolse la proposta con sospetto; quasi direi con timore; ma poi, dopo lunghi colloqui, finì per accettarla. Pose però due condizioni: volle, cioè, riservare la scelta del soggetto a sé, e degli artisti che avrebbero dovuto eseguire il film». Nel 1919, ospite della sua amica Lucia Casale, si innamora di Asolo. Comprerà e farà sistemare una casa. Nel 1920 in una lettera a Marco Praga manifesta la voglia di tornare sulle scene ma a modo suo, senza legami stabili e senza condizionamenti, Eleonora appartiene alla generazione delle attrici capocomiche e indipendenti. Riprende i contatti con Ermete e Ines Cristina Zacconi che le avevano offerto sostegno. Zacconi le offre di recitare insieme: «Forse ritroverò la mia sorte se rientro nel regno dell’Anima che è il Regno dell’arte. Per questo ne tremo… e me ne angoscio ..pure – bisogna che io ritorni sulle mie tracce. Ogni altra strada mi è ignota». Zacconi le è stato vicino nel passato in molti momenti e con lui ritorna sulle scene l’anno seguente ancora con La donna del mare rappresentata a Torino. La Duse forma poi una sua compagnia e inizia una tournée in Italia; nel 1923 è a Londra e a Vienna, il 10 ottobre parte per gli Stati Uniti. Minata nel corpo dalla tubercolosi, in una camera d’albergo di Pittsburgh, sola, muore, il 21 aprile 1924. Il 25 aprile in una lettera, Marco Praga così ricordava a Silvio d’Amico: «Si vorrebbe seppellire Eleonora Duse a Campo Verano? Errore gravissimo. Peggio: sarebbe andar contro la sua volontà. […] Ella tu lo sai non amava le folle: era una solitaria e prediligeva la solitudine raccolta e pensosa». E così la sua volontà di esser sepolta ad Asolo viene rispettata.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Eleonora Duse

F. Soro, Splendori e miserie del cinema: cose viste e vissute da un avvocato, Consalvo, Milano 1935

N. Bolla, Eleonora Duse:la grande tragica, Roma SEI 1974

C. Molinari, L'attrice divina, E. Duse nel teatro italiano tra i due secoli, Roma, Bulzoni 1985

W. Weaver, Eleonora Duse, Milano, Bompiani 1985

L. Rasi, La Duse, Roma, Bulzoni 1986,

Teatro Archivio n. 10 settembre 1986

M. Schino Il teatro di Eleonora Duse Bologna, Il Mulino 1992

G. Guerrieri, E. Duse, nove saggi, Roma, Bulzoni 1993

Cr. Nuzzi, Eleonora Duse a Firenze, 1994

M. Cacciaglia, Eleonora Duse ovvero Vivere ardendo, Milano, Rusconi 1998

H. Sheehy, E. Duse:la donna, le passioni, la leggenda , Milano, Mondolibri 2006

D. Musini Mia divina Eleonora, Pescara, Ianieri 2008

Maria Ida Biggi, Fulvio Scaparro (a cura di), Ultima notte a Pittsburg (mostra e spettacolo teatrale)

Referenze iconografiche: Ritratto di Eleonora Duse, foto di Pau Audouard Deglaire. Immagine in pubblico dominio.

Voce pubblicata nel: 2012

Ultimo aggiornamento: 2023