In una strada di Milano, al terzo piano, abita la famiglia Pugassi. Luca è il marito di Marina e padre di Marta e Marco. Siamo amici da vent'anni. Questa è di certo una famiglia ricca e particolarmente fortunata, un bell’uomo laureato in ingegneria e a capo della ditta paterna, una moglie raffinata e bella e due figli impegnati in attività che amano. L’affetto profondo che li lega si percepisce sentendoli parlare e vedendoli muovere nella loro casa.

Quando vado a trovare Marina mi guardo attorno e ogni piccola cosa mi parla di lei: si vede che ama la sua casa, come ogni "casalinga", senza far pesare se talvolta non c’è chi l’aiuti nelle faccende. Non so come ci riesca, lavorando dodici ore al giorno e tornando spesso a casa trafelata con l’ultimo pacchetto per preparare la cena. Non so come faccia ma so perché lo fa: per Luca che avrebbe sognato una moglie dedicata solo alla famiglia. Per amore, non per fortuna, Luca ha visto crescere la propria famiglia senza che nulla fosse "tolto" a lui, ai figli e alla casa.

Marina ha, tra i capelli biondi che le nascondono un po’ il viso, un sorriso contagioso che fa bene. Forse anche grazie a quel sorriso i ragazzi sono cresciuti così bene, sono diventati grandi e si sono laureati come i miei, con debolezze e periodi difficili. Marina e Luca sono stati svegli tante notti e hanno dedicato tutte le loro forze ai loro figli.

Marina è nata il 26 aprile 1958 da Elena e Adalberto Bonomelli che fu un uomo colto e laborioso. Marina si è innamorata della bellezza in ogni campo del sapere e, terza di sei figli, è stata anche l’unica a ereditare la conformazione longilinea del padre, la fede intelligente, il senso del dovere e la laboriosità. Marina, come il suo papà, non ha avuto mai bisogno di mettere in ombra nessuno per splendere.

Attiva e indipendente, brava a scuola, ha permesso alla madre di concentrarsi sugli altri figli: Marina era forte e fortunata. Marina detesta la parola “fortunata”. Lei soffrì di solitudine così profondamente da ammalarsi di anoressia ma, arrivata al punto del non ritorno, l’amore per il padre la spinse ad usare tutta la sua intelligenza per risollevarsi e guarire. Disobbedì alla madre, che avrebbe voluto l'interruzione degli studi, e, lavorando ovunque ne avesse l’opportunità, si laureò in lettere moderne all’Università degli Studi di Milano con tesi in Biblioteconomia e Bibliografia. Quando le ho domandato come mai tutto questo amore per i libri antichi, Marina mi ha raccontato questa storia: “Per sbaglio, il professor Carcano, dimenticando di comunicarmi che si sarebbe preso un anno sabbatico, mi aveva assegnato una tesi su Filippo De Vecchi e quando, con il pancione con dentro Marco e il mio libro in mano, mi presentai alla sostituta professoressa Annamaria Scotti mi sentii dire che era impossibile accettare la mia tesi in quanto dopo due giorni l’avrebbe discussa un’altra persona. Così mi rivolsi alla professoressa Giuliana Bologna che mi diede il titolo di una nuova tesi sul Seicento milanese. Ecco come nacque il mio amore per i libri antichi”.

Quando vennero trovati dei manoscritti di san Carlo Borromeo, Marina lavorò gratis traducendo quei fogli sbiaditi e quei segni tutti da interpretare per ben tre anni solo per la gioia di salvare quelle ricchezze culturali per la sua città.

Ora Marina si occupa, in qualità di responsabile scientifico, di progetti relativi a organizzazione, descrizione scientifica e valorizzazione di beni librari e archivistici. È anche Consulente-bibliotecario della Società Storica Lombarda, dell’Associazione Culturale Biblioteca Famiglia Meneghina-Società del Giardino, della Fondazione Collegio Ingegneri ed Architetti di Milano. È, inoltre, responsabile della Fondazione Mansutti e dell’archivio e Biblioteca di Alessandro Manzoni di Brusuglio; docente di un laboratorio stabile sul libro antico a stampa presso l’Università degli Studi di Milano; membro dell’Accademia Ambrosiana, Classe di studi Borromaici presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana. L’attività di ricerca di Marina ha portato alla pubblicazione di cataloghi bibliografici. Si segnalano Le cinquecentine veneziane della raccolta Molli (Interlinea, 1997); Atlas minor (2vol. Scheiwiller, 2001-2010); Un tesoro nascosto, Incunaboli e cinquecentine della Società Storica Lombarda (Electa,2002); Milano e la sua memoria, Valorizzazione di un patrimonio bibliografico (2 vol. Cisalpino, 2004-2011). Attualmente sta lavorando alla stesura del saggio L’editoria scientifica milanese nella prima metà del Seicento. Elementi strutturali e paratestuali del libro a stampa (Dies Academicus, Classe di studi Borromaici, 2016) e alla trascrizione integrale del manoscritto Vita di Federico Borromeo di Francesco Rivola, conservato nella Biblioteca Ambrosiana. Mi fermo qui perché è più semplice leggere il suo curriculum vitae fitto fitto di dieci pagine di libri, traduzioni, commenti, studi. Preferisco presentarla come la conosco, umile e signora, elegante e semplice, talmente sensibile e riservata che riesce ancora ad arrossire quando qualcuno le fa un complimento.

Ho voluto presentare questa donna, questa amica, anche per ringraziarla a nome di tutti i milanesi, per il generoso lavoro e per le tante ricchezze recuperate.

Questa voce è stata realizzata grazie alla collaborazione con Laura Lepri Scritture

Voce pubblicata nel: 2017

Ultimo aggiornamento: 2020