Una scrittrice alla quale toccò fama di gran lunga inferiore rispetto alla Deledda e scarso seguito di lettori, Clarice Tartufari, ebbe, in verità, temperamento assai più robusto, sguardo più ampio e un sentire più vigoroso e compatto.
- Benedetto Croce
(Aggiunte alla «Letteratura della Nuova Italia» SCRITTRICI. III. CLARICE TARTUFARI, 1939, p.12)

Clarice Tartufari nacque a Roma il 13 gennaio 1861 da Jules Gouzy, un giovane svizzero di Losanna, di lingua francese e di religione calvinista, poi convertito al cattolicesimo, Tenente del Secondo Reggimento delle Guardie Pontificie, e di Maria Luigia Servici, dei conti Servici di Pesaro.
A cinque anni, rimasta orfana di madre e di padre, Clarice Gouzy è condotta, insieme ai due fratelli Carlo e Roberto, a Novilara, a Villa Santa Croce, a pochi chilometri da Pesaro. In questo luogo, tra le colline e il mare, i tre fratelli Gouzy trascorrono la loro infanzia, insieme al nonno, il conte Luigi Servici, allo zio materno, Alfonso, e alla sua famiglia: la moglie, tre bambine, e una zia, Teresa, vedova di un altro figlio del Conte; un nucleo familiare di dieci persone, regolato dalla rigida disciplina del nonno Luigi.

All'età di 12 anni, la famiglia del conte Servici si trasferisce a Pesaro, in un palazzo di proprietà su Corso XI Settembre; i fratelli Carlo e Roberto Gouzy frequentano le scuole tecniche, mentre Clarice, secondo le disposizioni testamentarie del padre, riceve un'istruzione privata, iniziata già a Novilara. Conseguito precocemente il diploma di maestra, Clarice ottiene il permesso di continuare gli studi e si trasferisce a Roma, dove si diploma in Lettere e Storia all'Istituto Superiore di Magistero.
Altri lutti familiari sopraggiungono a funestare la giovinezza di Clarice Gouzy: prima la morte del fratello Carlo, poi quella del fratello Roberto, entrambi consunti dalla tisi.

Nel 1882, Clarice Gouzy sposa Vincenzo Tartufari, un giovane impiegato di banca, di Osimo; da questo momento, assunto il cognome del marito, firmerà le sue opere come Clarice Tartufari.
La vita coniugale è allietata dalla nascita di due figli, Maria Luisa e Filippo, ma complicata anche da serie difficoltà economiche, a cui Clarice cerca di far fronte attraverso un'intensa attività di scrittura. Il figlio Filippo Tartufari ricorda "le novelle delle tasse", pubblicate su giornali e riviste, i cui proventi furono utilizzati per pagare le tasse scolastiche dei figli.

L'esordio letterario di Clarice Tartufari si può far coincidere con la pubblicazione della novella "Maestra" (1887), ma è verosimile che la scrittrice abbia iniziato a scrivere componimenti poetici e racconti già in gioventù, negli anni trascorsi a Pesaro. Verseggiatrice, conferenziera brillante (La rivelazione di Beatrice, lettura fatta a Padova nel Maggio 1912), autrice drammatica e romanziera, Clarice Tartufari ha composto tre raccolte poetiche, quindici opere teatrali documentate e sedici romanzi, oltre a un numero imprecisato di racconti e novelle, pubblicati su giornali e riviste, ma anche raccolti in volume, come Il Giardino Incantato (1912).
La produzione poetica si colloca tra il 1893 e il 1897: Versi (1893), Versi nuovi (1894), Vespri di maggio (1896), A Giuseppe Verdi in morte della moglie (1897).

Clarice Tartufari intrattiene una stretta rete di collaborazione con giornali e riviste, tra cui «Rassegna Nazionale», «Poesia», «Rassegna Pugliese», «Fanfulla della Domenica», «L'illustrazione Italiana», «L’Italia che scrive», «La Lettura», «La Donna», «Il Secolo Illustrato», «Il Giornale d’Italia», «Natura e Arte», «Vita Femminile», «La Donna Italiana», e, soprattutto, «Nuova Antologia» che, dal 1918, pubblicherà gran parte della sua produzione.

Autrice poligrafa e dal talento multiforme, tra la fine dell'Ottocento e gli anni Trenta del Novecento si dedica prevalentemente alla composizione di opere teatrali e di romanzi.
Delle opere teatrali risultano documentati quindici testi: Logica (1898-1899), Le Modernissime (1900-1902), Chi vince Chi perde (1901), Dissidio (1901), L'opinione di Balzac (1903), Arboscelli divelti (1903), L'eroe (1904), Altri tempi (1905), Il marchio (1906), La Salamandra (1906), Lucciole sulla neve (1907), La testa di Medusa (1910), L'Artefice (1911), Dalle Vette agli Abissi (1913), Le Ultime Lettere di Jacopo Ortis (1924).
I suoi testi furono rappresentati nei maggiori teatri italiani, a Roma, a Milano, a Torino, a Trieste, e alcuni furono tradotti in tedesco e in inglese per essere rappresentati in Germania e in Inghilterra. Clarice Tartufari ebbe una vasta conoscenza dell'ambiente teatrale: capocomici, attori e attrici, interpreti delle più affermate compagnie, da Ferruccio Benini a Tina di Lorenzo, a Flavio Andò a Italia Vitaliani, cugina di Eleonora Duse, sulla quale scrisse una breve monografia: Italia Vitaliani. Aneddoti interessanti (1904).

Scrive Benedetto Croce: «Solo più tardi si volse alla forma del romanzo, nella quale il suo ingegno poté dispiegare tutte le proprie forze».
Dal 1902 al 1933, Clarice Tartufari ha composto sedici romanzi: Ebe (1902), Rovereto ardente (1905), Fungaia (1908), Il volo di Icaro (1908), Il miracolo (1909) Eterne leggi (1911), All'uscita del labirinto (1914), Rete d'acciaio (1919), Il dio nero (1921), Il gomitolo d'oro (1924), Il mare e la vela (1924), La nave degli eroi (1927), Lampade nel Sacrario (1929), Imperatrice di cinque re (1931), “Ti Porto Via!” (1933) L'uomo senza volto, romanzo postumo pubblicato nel 1941.

Il pubblico di riferimento delle opere narrative è costituito soprattutto da "lettrici giovanette", che saranno "le madri le educatrici del domani". Per le vicende narrate, la scrittrice trae ispirazione dalla realtà contemporanea, mettendo sempre al centro della rappresentazione teatrale e narrativa le vicissitudini di giovani donne, sia all'interno della famiglia che nella società. Rilevante anche l’attenzione della scrittrice per lo sfruttamento del lavoro minorile e per le inquietudini che agitano gli ambienti cattolici ed ebraici di fronte al diffondersi del "modernismo".
Se per ambientazione delle opere sceglie le cittadine di provincia, in particolare dell'Alta Tuscia, delle Marche, dell'Umbria e del Frosinate, del Piemonte, ma anche della Sicilia e della Tunisia, tuttavia Roma rimane il punto focale delle vicende narrate, con le sue ville, le sue fontane, le strade, le piazze, le redazioni dei giornali, il Caffè Aragno, il Teatro Costanzi, ma anche quartieri malfamati e popolari, con i condomini, dove un ceto impiegatizio conduce una vita di stenti, di privazioni e di miseria.
Alcuni romanzi furono tradotti in francese (Maestra) e in inglese (Il mare e la vela), testimonianza della loro diffusione in Francia e nell’America del Nord.

Clarice Tartufari non è una scrittrice dalla "penna leggera". Estranea alle "chiesuole letterarie" e "sola per il sentiero aspro della vita", ha incentrato le sue opere su problematiche familiari e vicende contemporanee, nel passaggio dall'Ottocento al Novecento, un periodo di grandi trasformazioni e di rivolgimenti politici, economici, sociali e culturali; dal 1887, anno del suo esordio come scrittrice, al 1933, anno della sua morte. Ogni sua opera costituisce una tessera di un grande mosaico, composto da figure di giovani donne, da Ebe (1887) a Nice (1941). Due protagoniste dai nomi parlanti: Ebe la giovinezza, e Nice, la vittoria, la giovinezza vittoriosa, un programma di vita che può trovare attuazione curando la formazione e la crescita delle giovani ragazze, affinché possano essere le educatrici del domani, cittadine attive e consapevoli, all'interno della famiglia e della società.

I coniugi Tartufari hanno abitato sempre a Roma, in via Principe Amedeo, dove Clarice aveva un salotto letterario, aperto ogni venerdì e frequentato dai più illustri scrittori dell'epoca.
La morte del marito Vincenzo, nel 1928, fu un duro colpo per la scrittrice. Clarice Tartufari muore all'età di 72 anni, il 2 settembre 1933 a Bagnore di Santa Fiora, dove si trovava a trascorrere un periodo di vacanza, in attesa della pubblicazione del suo ultimo romanzo "Ti porto via!, avvenuta pochi giorni dopo la sua scomparsa.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Clarice Tartufari


L. VERGARO: Clarice Tartufari. Una scrittrice dimenticata. Lettere a Bonaventura Tecchi. Juppiter Edizioni, Acquapendente, 2021

L. VERGARO: Clarice Tartufari. Una scrittrice dimenticata. Lettere a Bonaventura Tecchi. Nuova edizione arricchita e aggiornata. IF PRESS, 2024

F. SANGUINETI: Per una nuova storia letteraria. Nuova edizione aggiornata e arricchita. Colibrì, Ancona, Dicembre 2022

F. SANGUINETI: La storia letteraria del futuro. Canone di scrittrici e di scrittori. Collana: Gli arsilli, Edizioni dell'Orso, Milano, Dicembre 2024


Voce pubblicata nel: 2025