Dovrei parlare prima di tutto di mia nonna, la madre di Lola, perché è da lì che è iniziata tutta la storia. Alice Fiori, vulgo Bice, era di una bellezza rara, antica, con dei tratti nobili e degli occhi espressivi e penetranti. Dopo le gravidanze, quattro, la giovinezza sfiorisce e con essa l’età dei sogni e delle aspettative: la guerra, la miseria e i dolori fisici segnarono il suo volto dandole una piega di rassegnazione mista a dolcezza per tutto il resto della sua vita.

Nel 1919 aveva affrontato l’emigrazione in Inghilterra, dai fratelli, insieme al suo sposo, Mario Zorzit, e là partorirà Lola, nata dunque a Nottingham il 5 ottobre 1920.
A detta della stessa la sua prima parola è stata milk, subito integrata nell’idioma del luogo. Non altrettanto integrati i genitori che rientrano presto in Italia, mettendo fine alla breve parentesi, nonché avventura, fish and chips, che era l’attività di uno degli zii inglesi.

Tornando ai primi anni Venti, rimane testimonianza della vita in Toscana di Lola, per la precisione in Garfagnana, con gli alti e bassi lavorativi del padre che non aveva mai voluto la tessera fascista e per questo era stato sospeso dal suo lavoro di dipendente nel Deposito di marmi di Bagni di Lucca.
Il trasferimento della famiglia a Viareggio significò l’inizio di una nuova vita. Il mare segnerà per sempre l’immaginario dei fratelli di Lola, sia per l’amore nei confronti di questo territorio, sia per l’attività del fratello minore, marinaio, per non parlare della traversata atlantica del fratello più grande, Zeno, in cerca di fortuna in Argentina, dove rimarrà per sempre.

La scuola sarà sempre al primo posto per Lola, anche per gratificazione personale, sicuramente per non dispiacere ai genitori che tanti sacrifici dovevano fare per mantenere la numerosa famiglia. Le pagelle e i diari scolastici testimoniano un percorso intenso, seppur nelle difficoltà del tempo in cui si inserisce.
Nel 1937 sarà campionessa toscana nelle gare dell’Istituto toscano di stenografia svoltesi a Firenze, poco prima del suo diploma in Ragioneria all’Istituto Tecnico Commerciale “Carlo Piaggia” di Viareggio.

Nel ’39 inizia la Seconda Guerra mondiale, ed è allora che l’amore per il sapere, le letture, l’apprendimento delle lingue, frutteranno a Lola quasi immediate offerte di lavoro, sia pur in altra regione, in Lombardia. Qui viveva in quel periodo suo nonno Giacomo Zorzit, presso un figlio e la sua famiglia, a Brescia, dal febbraio 1939 al maggio 1941.

Dal giugno 1941 al novembre 1943 Lola passa alla Società Italiana Pirelli a Tivoli, in qualità di corrispondente. Da una lettera alla madre, Bagni di Tivoli, 12 maggio 1942:

Carissima mamma. È un po’ che non ti scrivo, ma non pensare… Sai bene quanto poco tempo abbia e sai anche, per esperienza, che invecchiando si diventa sempre meno scribacchini. … Come ti ho scritto nel biglietto, ora non si trema più perché a tenerci su il morale c’è una bella balletta di patate che vorrei non finisse mai.
Quando faccio la minestra a fagioli… metto su una laveggiata di patate e ci empiamo ben bene. C’è un piccolo inconveniente, però: la bottiglia dell’olio cala a vista d’occhio e ho paura che tu ti raccomandi invano! Babbo si dà da fare a darci l’esempio di mangiarle col sale, ma noi facciamo gli indiani. Quanto al pane è la razione pelata pelata. Quando penso ai bei tempi in cui mi correvi dietro per le scale col pezzetto del pane che non volevo, mi do della stupida finché ne voglio, poi penso se realmente si è verificato un fatto simile. La pastasciutta l’avrò fatta due o tre volte soltanto; non ho burro e ci va troppa pasta. I bimbi brontolano perché vorrebbero subito seguire i tuoi consigli riguardo alla fruttina ecc. ecc. Ma è come dirlo. Però non stare troppo in pensiero che non soffrono troppo. Anche quando ci rimane la minestra del giorno avanti non la prendono mai. Buon segno, no?! …
Io vado ancora in auto perché la bicicletta stuzzica troppo l’appetito.

Alla fine del conflitto, e con l’arrivo dei soldati americani in Centro Italia, Lola trova lavoro come interprete, traduttrice e stenografa (in lingua inglese) presso gli Uffici Militari Alleati. È del 1947 l’assunzione in servizio alla Montecatini, società generale per l’industria mineraria e chimica, presso la Direzione marmi di Carrara. Entrata come ‘aiuto ufficio’, dopo pochi anni sarà Segretaria di 2° categoria.

Ma cos’è che rese Lola Zorzit ‘moderna’ a quei tempi e nell’area industriale apuana, durante la Ricostruzione? Si dovrebbe parlare dei cambiamenti interni alla famiglia, e della necessità di dividersi tra lavoro e famiglia. Se il divieto di assumere donne nella pubblica amministrazione era stato abolito nel 1940, e nulla poté tornare come prima della guerra, l’Italia rimase però a lungo un Paese contadino, maschilista e arretrato dal punto di vista della mentalità e delle opportunità offerte alle donne.
Negli anni Cinquanta le impiegate sono ancora una minoranza, la maggioranza degli impiegati nelle ditte — in Italia — erano uomini. Nelle famiglie si tendeva ad affermare il ruolo della casalinga a tempo pieno, con perdita di occupazione femminile e mansioni meno qualificate, ma soprattutto con retribuzioni e carriere differenziate, a svantaggio delle lavoratrici donne.

Lola Zorzit si distinse anche per la sua vena poetica che la farà scrivere con passione incessante per tutta la vita e partecipare a numerosi concorsi letterari.
Con la sua macchina da scrivere supporterà sia i figli che i nipoti a dattilografare le loro tesi di laurea, ma non solo, lo farà gratuitamente anche per i figli degli amici e delle amiche, e ovviamente per i colleghi e suoi direttori (da citare le commedie inedite di Errico Fornelli e di sua figlia Fanny Fornelli Caruso, Il giudizio dei salvati dal diluvio, e Monopol ovvero La signora da L’Olio).

Eccellenti soprattutto le sue competenze linguistiche avanzate, sia in lingua inglese sia in quella francese, l’abilità nella stenodattilografia — anche in lingua straniera —, ma anche la sua cultura, la preparazione nel settore specifico lavorativo, la sua dedizione al lavoro che la facevano apprezzare da tutti, divenendo quasi un esempio e un “mito” per i colleghi e le colleghe e per quanti la stimavano e ritenevano preziosa la sua presenza alla Montecatini.

Con lo spostamento della Ditta a Viareggio, divenuta ormai Montecatini Edison S.p.A., tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, Lola si avvierà verso la fine della sua attività lavorativa, raggiungendo il sospirato pensionamento. In una cartella dattiloscritta dell’ 8/6/1970 a lei indirizzata dal Centro Marmi Viareggio, si sottolinea quanto detto sopra.
Per il Suo eccezionale attaccamento al lavoro e per la particolarità di compiti eseguiti, desideriamo riconoscerLe, in segno di apprezzamento di questa Direzione, un premio “una tantum” di L.100.000.- Rallegramenti e saluti.

La sua vita da "spacca-montagne" è finita a quasi 85 anni, malata di Parkinson, quando ormai vedova da cinque anni, ha dovuto arrendersi a qualcosa che è riuscito lentamente e inesorabilmente a bloccare la sua energia, la sua vivacità, il suo sorriso.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Lola Zorzit

Andrea Damiano, Guido Donegani, Vallecchi Editore, Firenze 1957
Germano Maifreda, L’organizzazione del lavoro, Pearson 2023

Vera Zamagni, L’economia italiana nell’età della globalizzazione, Il Mulino 2018

Aldo Cazzullo, Giuro che non avrò più fame. L’Italia della Ricostruzione, Mondadori, 2018

Anna Maria Salamina, D’amore, una storia. Latitudine 44° parallelo, Kimerik editore, 2022



Voce pubblicata nel: 2025

Ultimo aggiornamento: 2025