L’uso e non natura ha messo timor nell’un, valor nell’altro sesso.1

La Venezia del tardo Rinascimento — capitale europea dell’editoria e fucina di umanisti, filosofi e artisti — riservava alle sue donne un unico destino domestico di mogli e madri. L’istruzione femminile, per lo più affidata ai conventi, rifletteva un modello patriarcale che voleva le donne colte soltanto quanto bastava per amministrare la casa, educare i figli e sostenere la reputazione del marito. Le educande che restavano in convento oltre l’età da matrimonio prendevano i voti e si facevano suore.

In questo contesto di magnificenza e reclusione nasce Lucrezia Marinella (Venezia, 1571-1653), figlia del medico e umanista Giovanni Marinelli, autore di trattati di scienze naturali e medicina. È grazie alla benevolenza paterna che Lucrezia, “cittadina originaria” di condizione agiata ma non patrizia, riceve un’educazione straordinaria per una donna del suo tempo. Cresce in una casa piena di libri e di intellettuali; anche l’amato fratello Curzio, con cui Marinella vive fino al matrimonio, fu medico e umanista. Questa formazione la emancipa dal destino comune di molte sue coetanee, ma la confina ugualmente nello spazio della riflessione privata: la sua libertà sarà, da principio, quella della mente.

La penna come arma di affermazione.

Nel 1595, poco più che ventenne, Marinella pubblica la sua prima opera, La Colomba sacra, poema in ottave sulla vita di Santa Colomba da Sens. L’esordio letterario è già una dichiarazione poetica: da un lato la protagonista è una martire cristiana, esempio di forza e autonomia spirituale; dall’altro la dedica alla duchessa Margherita Gonzaga inaugura un dialogo simbolico tra donne colte e potenti, un’alleanza femminile che Marinella manterrà nella sua prolifica produzione letteraria.

Nel 1600 esce il suo capolavoro, La nobiltà et l’eccellenza delle donne, co’ difetti et mancamenti de gli uomini, scritto in risposta a I donneschi difetti (1598) di Giuseppe Passi. Il trattato è un’ampia difesa della dignità e superiorità morale delle donne, costruita con gli strumenti della filosofia aristotelica e platonica, reinterpretati in chiave umanistica e cristiana. Marinella dimostra che la presunta inferiorità femminile non è fondata sulla natura, ma sull’educazione e l’abitudine, che hanno imposto la disparità tra i sessi.

La Nobiltà segna l’apice di un’erudizione femminile senza precedenti. Oltre a Platone e Aristotele, le autorità filosofiche, storiche, letterarie a cui Marinella fa riferimento nel suo trattato includono Plotino, Plutarco, Sant’Agostino, Dante, Petrarca, Boccaccio, Tasso, allo scopo di mostrare che la storia, se riletta con occhi diversi, può diventare un atlante della virtù femminile. Per la prima volta una donna, con la sua scrittura vibrante e dottissima, entra nel territorio del trattato accademico a tutti gli effetti.

L’opera conosce tre edizioni (1600, 1601, 1621), progressivamente ampliate, e suscita una vivace eco nella cultura veneziana. Marinella diventa una figura riconosciuta anche in virtù della sua rispettabilità sociale, che la allontana da esempi osteggiati come la cortigiana Veronica Franco.

La produzione di Marinella costituisce, inoltre, l’emblema della sperimentazione dei generi. Alterna profano e sacro, versi e prosa; passando dalla poesia agiografica attraverso il romanzo pastorale Arcadia felice (1605), approdando al poema mitologico in ottava rima Amore innamorato, et impazzato (1618). Ma la sperimentazione più ambiziosa, per quanto riguarda le direttive dell’epoca, è senza dubbio L’Enrico, ovvero Bisanzio acquistato (1635). Si tratta di un poema eroico in ottave che si misura con la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, ma se ne distacca profondamente. Qui le figure femminili — regine, guerriere, maghe — non sono più seduttrici o ostacoli morali, ma protagoniste dell’azione bellica e della virtù.

Questo costante dialogo con i modelli maschili — imitatio e insieme contestazione — definisce la sua originalità. Marinella scrive in un tempo in cui la Controriforma impone una moralità rigida e la censura soffoca ogni deviazione rispetto al canone, ma riesce a far passare il suo messaggio tra devozione e erudizione, retorica e schiettezza, costruendo un’identità autoriale senza precedenti.

L’ombra della disillusione.

Nel 1607 Lucrezia sposa il medico Girolamo Vacca, dal quale ha due figli, Paolina e Antonio. Il matrimonio segna un rallentamento nella sua produzione, ma non la interrompe. Nel 1645 pubblica infatti il suo secondo trattato morale, Essortationi alle donne et a gli altri, se a loro saranno a grado.

Qui l’autrice, che ne La Nobiltà si era opposta a un modello educativo-culturale profondamente patriarcale e maschilista, sembra dare luogo a una ritrattazione. Le trecento pagine che compongono l’opera assumono un valore eccezionale proprio in virtù dell’apparente legittimazione dei tradizionali ruoli attribuiti alle donne. L’autrice consiglia di perseguire una vita di solitudine e domesticità, di evitare l’attività letteraria, per dilettarsi con i consueti svaghi femminili come il tessere e il ricamare. Le cause di questa sconfessione sembrano attribuibili a fattori storico-biografici: il dibattito aperto dal trattato di Passi sarà precursore di un ritorno decisivo dei discorsi misogini nella letteratura barocca del XVII secolo. La forza polemica delle opere della giovinezza lascia il posto a una saggezza disincantata: non più l’utopia della parità, ma la consapevolezza del prezzo che la libertà intellettuale impone a una donna del Seicento.

Però io non vorrei che voi credeste ch’io, dubitando da voi esser superata, facessi questo uffitio di stogliervi dalle lettere; perché questo sarebbe atto di animo invidioso, e non di cuore che veramente ami, come faccio io. Che amandovi con lealtà desidero che, lasciata da parte quella vana opinione letterale, fuggiate li danni, li disgusti, e le passioni che porta seco ove pone il piede. Et che allegramente vivendo abbiate più cura di voi stesse che di un’ombra vana, e fuggitiva.2

Eredità e fortuna.

Con Lucrezia Marinella si compie una delle più feconde stagioni della scrittura femminile veneta. Se Giulia Bigolina (1518-1569) e Moderata Fonte (1555-1592), avevano preceduto Marinella nell’affrontare il dibattito teorico sulla condizione femminile, entrambe lo avevano fatto all’interno di contesti narrativi e dialogici che attenuavano scientemente la forza della loro argomentazione. Lucrezia Marinella eredita da loro l’audacia, ma la porta in un territorio nuovo: quello della polemica filosofica. Con lei, la scrittura femminile si misura per la prima volta con i linguaggi dell’erudizione maschile: la filosofia, la teologia, la scienza morale. Fu la prima a impiegare gli strumenti della dottrina per costruire una difesa sistematica del genere femminile; la prima a impegnarsi con successo in uno spavaldo duello di erudizione con un combattente maschio; la prima a dimostrare, con autorità accademica, che la virtù e la conoscenza non hanno genere.

La sua figura rimase a lungo marginalizzata, ma oggi la critica riconosce in lei una delle voci più lucide del protofemminismo europeo: una pensatrice che, in una città splendida e sempre più ermetica, seppe aprire uno spazio per la libertà del pensiero femminile.

Note


1 Lucrezia Marinella, L’Enrico, ovvero Bisanzio acquistato, poema eroico, a cura di Maria Galli Stampino, Modena, Mucchi editore, 2011, II, 29, 7-8.
2 Lucrezia Marinella, Essortationi alle donne et a gli altri, se a loro saranno a grado, Francesco Valvasense, Venezia, 1645, p. 38.


Fonti, risorse bibliografiche, siti su Lucrezia Marinelli

Arnaldi, Girolamo, Pastore Stocchi, Manlio, Storia della cultura veneta. Dal primo Quattrocento al Concilio di Trento (Vol. 3), Il Seicento (Vol. 4), Neri Pozza, 1981, 1987.
Brown, Patricia Fortini, Private Lives in Renaissance Venice, Yale University Press, 2004.

Cox, Virginia, Women’s Writing in Italy 1400–1650, Johns Hopkins University Press, 2008.

Deslauriers, Marguerite, Lucrezia Marinella, «The Stanford Encyclopedia of Philosophy», 2012.

Gangale, Lucia, Lucrezia Marinelli: la dimensione politica dell’eccellenza femminile, in «Storia delle donne», 2023.

Marinella, Lucrezia. Essortationi alle donne et a gli altri, se a loro saranno a grado, Francesco Valvasense, Venezia, 1645.

Marinella, Lucrezia, L’Enrico, ovvero Bisanzio acquistato, poema eroico, a cura di Maria Galli Stampino, Modena, Mucchi editore, 2011.

Zaja, Paolo. Marinelli, Lucrezia, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 70, 2008.


Voce pubblicata nel: 2025