La sorte dell'aristocrazia d'un popolo schiavo è peggiore spesso di quella del proletariato d'un popolo libero.

Nata nel 1904 a Orani, in una famiglia piccolo borghese, ancora “semirurale”, Marianna Bussalai trascorre quasi tutta la sua vita nel centro barbaricino, abitando nella grande casa di famiglia in piazza Santa Gruche, insieme alla sorella Ignazia.

Studia canto e frequenta la scuola fino alla quarta elementare. Il resto della sua formazione lo compie da autodidatta, spaziando tra filosofia, teoria politica e letteratura – da Grazia Deledda ai romanzi russi. Gonario Usala ricorda come Bussalai fosse “enciclopedica nella sua formazione culturale nonostante si fosse formata da perfetta autodidatta. Su tutto dava risposte appropriate. Nel suo cuore aveva tuttavia la Sardegna e proprio ai libri sardi, ne possedeva tantissimi, riservava un’attenzione particolare.”

Scrive fin da giovanissima, tessendo legami con intellettuali e scrittori sardi e italiani. A Maria Catte, giovane scrittrice di Oliena, dedica nell’estate del 1922 la poesia “Il cuore”. Del poeta Antioco Casula, Montanaru, è corrispondente e traduttrice, come testimoniano le carte conservate nell’archivio personale della scrittrice. Le sue prime poesie sono pubblicate da riviste d’ambito femminile, come Lux – dove si firma con lo pseudonimo “Fiammella di Gonari”–, Lumen e Cordelia. La sua opera letteraria è disorganica, frammentata e frammentaria: non resta un libro, un’opera, ma soltanto alcune tracce sparse su riviste e quaderni, che testimoniano della sua pratica di scrittura – soprattutto in età giovanile – e del suo interesse per la traduzione e anche l’autotraduzione, dalla limba all’italiano. Una pratica di scrittura autonoma, marginale, lontana dai centri, dalle istituzioni e dalle pratiche della cultura ufficiale.

Negli anni in cui i suoi componimenti poetici vengono pubblicati sulle riviste femminili del continente pubblica anche suoi testi sulla rivista sardista Il solco, le cui pubblicazioni saranno poi interrotte con l’avvento del Fascismo. Fin da giovanissima – quando il Partito sardo d’azione viene fondato ha appena diciassette anni – abbraccia gli ideali dell’autonomismo. Del resto, il lavoro intellettuale di Bussalai è soprattutto volto alla riflessione politica e all’impegno militante nel Partito sardo d’azione. Avversa al regime fascista,1 coinvolta in attività antifasciste e in relazione con sovversivi e oppositori, i suoi legami con alcune figure testimoniano la capacità di proiettarsi su un piano di militanza più ampio, non ridotto al semplice contesto oranese: è in relazione con Emilio Lussu, Luigi Oggiano e Pietro Mastino, ma pure con le antifasciste nuoresi Mariangela Maccioni e Graziella Sechi Giacobbe.

Nonostante questo impegno – e forse in ragione della dimensione periferica e isolata in cui agisce e opera – nei fondi di archivio di Prefettura e Questura non si trovano riferimenti a specifici dispositivi di sorveglianza nei riguardi di Bussalai, a differenza di quanto accade nel contesto urbano nuorese (il “covo di sardisti” cui fa riferimento Lina Merlin nella sua autobiografia), dove gli apparati dello stato agiscono invece con una certa acribia contro chiunque sia sospettato di avversione al regime. Orani, tuttavia, come scrive Michele Columbu, è in quegli anni “un microcosmo, una remota cellula di resistenza al fascismo, in cui si accendono dibattiti, si affacciano dubbi e dissensi, serpeggiano insidie come nelle grandi città”.

Negli anni Quaranta partecipa al dibattito interno al Partito sardo, esprimendo a più riprese preoccupazione per le sue future evoluzioni, temendo il dissolversi della specifica identità sardista– per Bussalai ben diversa da quella autonomista tout court o da quella “meridionalista” mediata da Gramsci– del Psd’Az in nuove sigle e formazioni politiche. Già nel 1944 lo evidenzia in una lettera indirizzata a Mariangela Maccioni:

Sono in angoscia per la sorte di Lussu in questi giorni. Dirai a Graziella che io spero di non dover discutere mai con Lui, perché ho bisogno di rinvigorire la sacra fiamma alla sua fede e di seguirlo devotamente, in qualunque modificazione, in qualunque rinnovamento dal più ampio e moderno respiro ma purché sia nel partito nostro, nel Partito Sardo, come “sardisti”, non in un partito “italiano” (nazionale), dove saremmo forse ancora “autonomisti”, ma non saremmo più sardisti”, come tu hai ben detto!

In questa prospettiva ben definita, anche una rivoluzione socialista – Bussalai ha studiato e letto Marx – altro non sarebbe che una “beffa amara” se prima non si arrivasse all’autonomia della Sardegna:

Sappiamo bene quale beffa amara sarebbe per la Sardegna una rivoluzione socialista italiana, se prima non si ottenesse l’autonomia e se i sardi non partecipassero a quella rivoluzione con un loro preciso ruolo e con un proprio programma.

Bussalai non potrà tuttavia osservare l’abbandono di Lussu e la sua adesione a nuove formazioni di carattere nazionale. Afflitta da tempo da artrite reumatoide morirà a Orani, ancora giovane, nel 1947, lasciando nella memoria degli abitanti del centro barbaricino – come in quella di molti altri sardi- una traccia significativa: quella di un impegno intellettuale disorganico, periferico eppure vivacissimo e di grande originalità.

Note


1 Si rammentano qui le sue parole in occasione di un convegno sardista, finita la guerra: Che cos’era l’Italia - dopo circa un quindicennio di degradazione fascista? Si parlava di Patria. E la feroce bassezza dei dirigenti contro cui nessuna libera voce poteva levarsi, insegnava ad una gioventù cieca e schiava a deridere la patria altrui - a schernire il valore infelice - i martiri della Patria cadenti nelle nazioni messe a ferro e fuoco dalla ferocia nazi-fascista.


Fonti, risorse bibliografiche, siti su Marianna Bussalai

F. Casula, Z. Cottu, Marianna Bussalai, Alfa Editrice, 2007.
M. Columbu, La Grotta della vipera, n. 28/29, 1983-1984, pp. 5-11.

S. Cubeddu, Sardisti. Viaggio nel Partito Sardo d’azione tra cronaca e storia, Edes, 1993.

A. Mereu, Signorina Mariannedda ‘e sos battor moros, Sardus Paper, 2024

G.F. Murtas (a cura di), Bastianina, il sardoazionismo, Saba, Berlinguer e Mastino, Eidos, 1991.


Voce pubblicata nel: 2025