Ritratta a 22 anni da Giovanni Boldini, noto per i suoi ritratti femminili, la giovane principessa dalla pelle marmorea Martha Bibescu svela, nel movimento pieno di grazia di una delle più belle e talentate donne del suo tempo, la sensualità scenografica che guizza dalle pieghe delle mussole, dalle piume ostentate, dalle braccia arrese sul divano, dal collo del piede leggermente mostrato, una scollatura elegante dove spicca il nero galleggiante di un fiocco vistoso sull’abbondante color seppia. Lo sguardo distinto affonda l’attimo presente con malinconia, le spalle disinvolte attendono di essere ricoperte per l’occasione da altro sfarzo. La tridimensionalità armonica impressa sulla tela anticipa il savoir-faire principesco nel destreggiare fama, potere, ricchezza, nel concertare impegni sociali e politici, la sua scrittura di inalienabile eleganza.
Discendente da parte di madre dal ramo dinastico moldavo del sovrano Constantin Mavrocordat, è figlia del politico conservatore francofilo Ion N. Lahovari, per lungo tempo ministro plenipotenziario della Romania a Parigi. Già diva e una delle prime donne a far parte della massoneria rumena, senza apprensioni identitarie, dava peso alle sue origini bizantine che caricavano di storia la sua esistenza ricca di amanti, gloria, mondanità e politica, gelosie, invidie, guerre. All’Accademia Regale di Belgio, come successore della principessa, Mircea Eliade ricordò nel suo discorso che di lei si parlava come dell’ultimo testimone della penultima Europa. Consapevole della responsabilità del passato, sempre impeccabile nell’usare il suo fascino, razionale alla luce del giorno, esuberante nell’animo e nella mente, Martha intreccia il suo destino con personaggi illustri, eventi e luoghi storici.
Sotto la sua vigilante guida fa rinascere il Palazzo Mogoşoaia che riceverà in dono nel 1925 dal marito il principe George Valentin Bibescu, sposato quando lei aveva soltanto 17 anni. Amareggiata dal matrimonio e delusa dall’enigmatico Emanuel Bibescu (cugino di suo marito e amico di Marcel Proust) scelto per riversare il patos giovanile, il Palazzo diventò l’amore costante di Martha per il quale, col suo raffinato senso artistico, impiegò tante risorse economiche.
Ai venti contrari, resistente come una putrella d’acciaio, ricevette nella sua maestosa dimora i re di Romania, il re Alfonso XIII di Spagna, Marcel Proust, Charles de Gaulle, Winston Churchill. Conobbe l’ultimo zar e tutti gli altri regnanti d’Europa. Con Paul Claudel, “il mezzo monaco” ansioso di cavalcare i tormenti del successo, gelido verso la sorella Camille abbandonata in un ospedale psichiatrico, intrattenne una calorosa e amichevole corrispondenza augurandogli in una delle sue lettere di poter diventare, attraverso il diplomatico Philippe Berthelot amico di Claudel, il primo ambasciatore di Francia in Romania. Nei primi anni del governo comunista, prima che Martha lasciasse definitivamente la Romania per trasferirsi in Francia, ottenne dalle autorità il riconoscimento del Palazzo come monumento storico che consegnerà alla figlia Valentina e al genero Dimitrie Ghika-Comănești. Il palazzo sarà nazionalizzato nel 1949 e Valentina e Dimitrie arrestati. Contatti, influenze, relazioni diplomatiche faranno sì che la famiglia si possa riabbracciare all’aeroporto di Londra nel 1956.
Teatro politico, boudoir febbrile, il Palazzo entrò nella vita di Martha per compensare l’abbandono definitivo dell’idea del divorzio e nello stesso tempo la rinuncia al passionale Charles Louis de Beauvau Craon, discendente dell'antica aristocrazia francese. Fusione di acume e sentimento, Martha cercherà nei suoi amanti quella consonanza intellettuale che mancava nel suo matrimonio. Nell’automobile di Guglielmo di Prussia varca la Porta di Brandeburgo. Lusingata ventenne, seduta accanto al principe ereditario dell’Impero tedesco, si ricorderà di lui come di “una volpe argentata sulla neve”. Il tatto di Christopher Birdwood, Lord Thomson of Cardington, l’energia e l’ambizione di Henry Bertrand Leon de Jouvenel (giornalista e diplomatico francese), la forza, la pazienza, il potere di altri uomini presunti amanti forgeranno il carattere della principessa dalla replica graffiante, sospettata di spionaggio in tempo di guerra e soprannominata Mata-Hari di Romania.
Nel 1936, prima dell’avvicinamento e ulteriore patto tra il Duce e Adolf Hitler, la principessa incontrò Mussolini che, consapevole dell'influenza di Martha Bibescu nell’ambiente politico anglo-francese, le chiese di inviare a tutti il suo messaggio pacificante: ′′Dite che mi avete trovato tranquillo, dite che non mi avete trovato tormentato, dite che mi considerate un uomo logico. Dite che desidero la pace". Solo in quell’occasione la dichiarazione e l’espressione di Mussolini crearono alla nobile rumena l’impressione di una presenza magnetica dal sorriso adorabile: “C'è qualcosa nel suo fascino del fascino di un bambino, a causa della testa grande, sproporzionata al resto del corpo. Questo era valido anche per Napoleone ... lo avrei abbracciato con gioia, ma senza baciarlo sulle labbra, ecco tutto."
Alla visita del Führer a Roma Martha diventò sferzante e dichiarò: “Lui, un dispositivo meccanico, vestito color kaki chiaro, finto ufficiale inglese, falso Charlot, un tranviere dozzinale, che saluta pretenziosamente come un graduato, come un automa, in un'apoteosi da incubo”, poi derise Goebbels ricordandolo come fosse un aiutante farmacista e bollò Goering come ridicolo per le sue maniere stravaganti. Volitiva e costante tentò di agevolare l’uscita della Romania dall'alleanza con la Germania nazista.
Franklin D. Roosevelt e sua moglie Eleanor ospitano nel 1934 Martha e il marito, il principe Bibescu (cofondatore dell’Automobile Club rumeno e del Comitato olimpico rumeno, presidente per tanti anni della Fédération Aéronautique Internationale). Nel 1938 le intense frizioni razziali degenerate in azioni barbariche antiebraiche, in Romania, furono soggetto di richiesta di intercessione da parte della comunità internazionale al presidente Roosevelt presso il governo rumeno. Il rifiuto della segreteria di stato statunitense fu netto e diplomatico e sulla stessa scia, nel 1941, Eleanor Roosevelt inviò a Martha un telegramma per comunicarle il dispiacere di non poter fare niente riguardo alle informazioni sollecitate sulla sorte di alcuni parenti polacchi dei Bibescu deportati dall’Armata Rossa probabilmente in Siberia.
Insieme al marito ed alcuni amici realizzò il primo viaggio con l’automobile dall’Europa fino in Persia con partenza da Galaţi (Romania) nel 1905. Attraversare latitudini e culture si tradurrà nel primo libro Les huit Paradis, Parigi, 1908 premiato dall’Accademia francese. Nel 1923 pubblicò Isvor, le pays des saules I-II a Parigi, ove raccontò la vita, le tradizioni e la purezza d’animo del vero contadino rumeno, l’influenza da parte del cristianesimo ortodosso sulla modestia, l’amore, l’amicizia, la fede, la diligenza, l’operosità, tratti distintivi che si conservano e si rimandano da generazioni nei villaggi situati ai piedi dei Carpazi. Della sua penna prolifica saranno impressi i caratteri di Le perroquet vert, Parigi, 1924; Au bal avec Marcel Proust, Parigi, 1928; Pages de Bukovine et de Transylvanie, Parigi, 1930; Lettres d’une Fille de Napoléon, Parigi, 1933; Le tendre amour de Napoléon: Marie Walewska, Parigi, 1936; Churchill ou le courage, Parigi, 1956; La nymphe Europe, I-II, Parigi, 1960-1976 e tanti altri. Qualche volta la firma di Princesse Bibesco è sostituita dallo pseudonimo Lucile Decaux.
In attesa profetica il suo credo sulla Romania vaga nel tempo: “Verrà un momento in cui questo popolo, finora sconosciuto, sarà preso in considerazione. Da questo paese passato sotto silenzio risuoneranno canti e musica. Questa nazione rinascerà e il mondo sarà stupito di scoprire finalmente, miracolosamente, tutto ciò che questo popolo possiede dalla coscienza universale”.
Nonostante la principessa Bibescu dichiarasse che il 1° dicembre 1918 (Festa nazionale della Romania che rappresenta l'Unione della Transilvania alla Romania) è il giorno più sacro del suo calendario personale, nel 1973 al castello di Ménars nella Valle della Loira, sul suo epitaffio, la Francia decreta l’appartenenza: Marthe Bibesco, ecrivain français.
Martha permane, oltre ai titoli e alle cittadinanze, figlia della Ninfa Europa.
Mihai Dimitrie Sturza, Aristocrați români în lumea lui Proust, Humanitas 2016
Marthe Lucie Bibesco (Princesse), Échanges avec Paul Claudel: nos lettres inédites, Mercure de France, 1972
Martha Bibescu, prințesa căreia îi era frică să nu-și uite viața - www.historia.ro
Martha Bibescu, față-n față cu dictatorii secolului XX. - www.historia.ro
Referenze iconografiche: Ritratto della principessa Marthe-Lucile Bibesco, dipinto di Giovanni Boldini, collezione privata. Immagine in pubblico dominio.
Voce pubblicata nel: 2022
Ultimo aggiornamento: 2023