Il colore mi dà gioia1.- Sonia Delaunay
Sonia Delaunay nasce come Sara Élievna Stern in Ucraina, a Odessa, nel 1885, in una famiglia di operai ebrei, e diviene poi Sofia Ilinitchna Terk – ma già chiamata Sonia – quando, affidata allo zio materno Henri e alla moglie Anna, si trasferisce nell’ambiente dell’alta società di San Pietroburgo2. La sua identità artistica si lega al nome del secondo marito, Robert Delaunay, che sposa nel 1910 e con cui raggiunge una visibilità internazionale.
Al di là delle differenze individuali, Sonia e Robert Delaunay sono i maggiori esponenti di una corrente dell’avanguardia parigina, il Cubismo orfico che, secondo la definizione di Guillaume Apollinaire, valorizza la componente poetica e musicale del colore3. Oggi, nell’ambito del recupero di alcune artiste mai pienamente comprese, Sonia è considerata una delle più importanti pioniere dell’astrazione4.
È l’autrice stessa a parlarci della sua infanzia e degli anni di formazione, nelle sue memorie tardive, apparse a Parigi nel 1978 con il titolo Nous irons jusqu’au soleil5. I ricordi legati alle pianure dell’Ucraina e alle vacanze sul Baltico sono gioiosi e legati soprattutto al padre, grande lavoratore di intensi principi morali, a cui deve lo sviluppo di una vita interiore dalle solide radici. Nella casa di suo zio, un importante avvocato di San Pietroburgo, incontra un ambiente sensibile alle tradizioni, ma al tempo stesso europeista, che stimola in lei il desiderio di partire. Sonia impara, contemporaneamente, grazie alle sue governanti, il tedesco, il francese e l’inglese; legge tantissimo, soprattutto Spinoza e Kant; si interessa di musica e di arte, individuando nella bellezza una dimensione vitale irrinunciabile. È insofferente all’opulenza borghese aristocratica di San Pietroburgo, e durante le estati trascorse nella residenza estiva in Finlandia ama esporsi nuda al sole6.
A 18 anni riesce a partire per la Germania, dove sotto la guida di Ludwig Schmid-Reutte, insegnante di pittura presso l’Accademia di Belle arti di Karlsruhe, inizia a sviluppare la sua ricerca sul colore puro, che la riconnette alla sua infanzia in Ucraina e che non abbandonerà mai7. È incuriosita da Arnold Schönberg, anche lui a Karlsruhe in quegli anni.
Al suo arrivo a Parigi, nel 1906, si sente finalmente libera e felice; abita con altre ragazze russe e fin da subito si dedica intensamente alla pittura8. Già nel 1907 espone in una collettiva nella galleria di Wilhelm Hude – per breve tempo suo marito –, e incontra Robert, che diverrà il suo artista preferito, oltre che amato compagno di vita9. A ventitrè anni decide che è giunto il momento di chiudere i libri per esplorare nuovi territori10.
“Al risveglio, i Delaunay parlano pittura”, scriveva Guillaume Apollinaire a proposito del loro più intimo modo di comunicare11. Lei è catturata dai ritmi urbani e dalle luci elettriche, mentre lui - con un approccio quasi scientifico e sperimentale - le fa scoprire la natura, a cui Sonia si ispira quando ricama come faceva in Russia12. Sono anni intensissimi: il loro appartamento è un luogo di incontri per l’avanguardia artistica e letteraria internazionale. Sonia ama rimanere in silenzio, ad ascoltare le discussioni accese, la musicalità del linguaggio che ne scaturisce. Vive una intensa sintonia con alcuni poeti, in particolare con Blaise Cendras, sviluppando la sua propensione per collaborazioni interdisciplinari, che uniscono colori, ritmi e suoni13. In questo contesto i Delaunay praticano quello che chiamano il Simultaneismo, una teoria estetica che Sonia estende ai più diversi oggetti della vita quotidiana, quasi un design universale: dal patchwork con scampoli di tessuto per la culla del piccolo Charles (nato nel 1911), ai rivestimenti per scatole, dai cuscini alle abat-jour, alle rilegature dai colori pulsanti, agli abiti che indossa per attivare il movimento cromatico e sfidare con audacia ruoli e linguaggi convenzionali14. Gli spunti sono innumerevoli – il tango al Bal Bullier, la nuova automobile di Robert, le insegne luminose… – e le sue opere, performative e in continua metamorfosi, guardano al futuro15.
Poliglotta, mantiene i rapporti con la Russia e favorisce i contatti fra Robert e l’avanguardia tedesca, con Kandinsky e gli artisti del Cavaliere azzurro. A sua volta Robert promuove il lavoro di lei presso la galleria der Sturm di Berlino, la cui rivista nel 1913 presenta il libro simultaneo realizzato con Cendras, La Prose du Transsibérien et de la petite Jeanne de France. Sonia partecipa al primo Salone d’autunno tedesco raggiungendo il riconoscimento internazionale e nel 1920 Herwarth Walden, il direttore della galleria, dedicherà alle sue opere realizzate durante la Guerra un’importante mostra personale.
La coppia trascorre gli anni del conflitto fra il Portogallo e la Spagna. A Lisbona i Delaunay si legano all’avanguardia portoghese del collettivo Nuova corporazione e ne condividono i progetti in mostre itineranti basate sull’aiuto reciproco. Nel 1916 Sonia ha occasione di esporre nella galleria di Arturo Ciacelli a Stoccolma16. Sono anni difficili dal punto di vista economico perché, dopo la Rivoluzione d’ottobre, l’artista non può più contare sulle ricchezze di famiglia, ma a Madrid la vita costa meno, e lì ritrovano Serge Diaghilev, lo storico organizzatore dei Balletti russi, che li coinvolge in alcuni lavori legati alla scenografia e ai costumi, come la Cléopâtre, per il Coliseum Theatre di Londra, nell’ottobre del 1918. Nello stesso anno viene aperta Casa Sonia, uno spazio bianco dedicato alla decorazione di interni e alla moda, mentre nel 1919 l’artista cura gli interni del nuovo Piccolo Casino di Madrid e realizza i costumi per la vedette Gaby Deslys e le sue danzatrici17. Si tratta di occasioni importantissime per affinare la teoria del Simultaneismo, aprendola a una vera e propria progettazione di esperienze immersive18. Ma è soprattutto sul piano teorico che Sonia sente di ricominciare su nuove basi, a partire dalla luce e dal colore nella loro piena autonomia: “una bomba nella storia dell’arte”, scrive attribuendo agli anni trascorsi in Spagna l’abbandono di ogni residuo descrittivismo pittorico. Ci vorrà molto tempo prima che questa nuova visione artistica “concreta” – che implica “umiltà” della pittura e rispetto della natura – venga riconosciuta19.
Negli anni Venti i Delaunay sono di nuovo definitivamente a Parigi e riprendono i contatti con le correnti di avanguardia, soprattutto con i poeti legati al movimento Dada20. Nascono i primi robes-poèmes ispirati a Tristan Tzara e la tenda, in crêpe cinese, con i versi di Philippe Soupault in forma di arabeschi ricamati in lana. Sonia partecipa a tantissimi eventi che uniscono le diverse arti, come Coeur à gaz, boicottato e riadattato nel loro appartamento, o come il grande “ballo transmentale”, organizzato dal poeta russo Iliazd nel 192321. Viene inoltre coinvolta nella preparazione degli interni di alcuni film22. Gli architetti tedeschi, come Gropius, ammirano il suo lavoro. L’attività espositiva si intensifica, come pure il lavoro per i costumi di scena, mentre nel 1924 il loro appartamento diviene l’Atelier simultané, dedicato alla sua produzione tessile. Nel 1925 apre Casa Sonia (più tardi Tissus Delaunay), che riprende il modello della boutique simultanea sperimentato a Madrid. L’artista ricama una serie di gilet per gli amici della loro “banda” e al tempo stesso lavora su commissione, iniziando vere e proprie collaborazioni nell’ambito della moda, sempre più aperta al linguaggio d’avanguardia23. Una fotografia del 1925 mostra una Citroën B12 con decorazione simultanea e due modelle che indossano pelliccia e berretto disegnati da Sonia, ormai pienamente attiva nel campo del design legato ai nuovi consumi24. Inizia anche a lavorare per i grandi magazzini olandesi Metz and Co25.
“La grande depressione del 1929 mi salvò dagli affari”26. Un ritratto di Florence Henri del 1930 la mostra con uno sguardo preoccupato, ma risoluto27. La Casa Tissus Delaunay chiude e Sonia deve ingegnarsi per andare avanti, ma al tempo stesso sogna di tornare a concentrarsi sulla pittura. Nel 1933 riprende il suo journal, interrotto nel 1904, che diventa il suo “appuntamento quotidiano con la scrittura”28.
Fra i fondatori dell’Unione degli artisti moderni, espone con il gruppo Abstraction-Création, impegnandosi a non rinunciare ai legami con l’avanguardia internazionale. Sono della seconda metà degli anni Trenta alcuni progetti con l’architetto Félix Aublet, che produce mobili e lampade metalliche e crea l’associazione Art et Lumière, coinvolta in alcune decorazioni murali a più mani, a carattere monumentale, per Expo del 193729. Alle soglie della seconda guerra mondiale, i Delaunay partecipano all’esposizione Réalités nouvelles e manifestano il loro impegno negli incontri che organizzano a casa loro al giovedì sera, per discutere di arte non figurativa, ma quando la situazione precipita si trasferiscono in campagna30. Rimangono in contatto con Nelly van Doesburg, che presenta il loro lavoro a Peggy Guggenheim31.
Nel 1941 muore Robert. Sonia, aiutata dal figlio Charles, sente la responsabilità di portare avanti il suo pensiero artistico. Raggiunge Hans Arp, Sophie Taeuber Arp, Alberto Magnelli e la sua compagna Susi Gerson nel loro rifugio, il Château-Folie di Grasse, e realizzano subito un lavoro comune, un album di litografie, edito in Svizzera grazie all’aiuto di Max Bill32.
Dopo la guerra Sonia torna a Parigi e partecipa alle principali esposizioni di Arte concreta, dedicandosi al contempo all’archiviazione dei materiali e delle opere di Robert, in vista di alcune retrospettive. Nel 1950 cura la sezione di arti plastiche per il primo Salone del Jazz organizzato da Charles33. Partecipa agli incontri del gruppo Éspace, guidato da André Bloc, che promuove un’idea di sintesi delle arti. Nel 1954 è chiamata nella Cité internationale universitaire per curare alcuni interni della Maison de la Tunisie, in collaborazione con Charlotte Perriand.
Negli anni Sessanta e Settanta Sonia prosegue l’attività espostiva in ambito internazionale e si impegna in alcune donazioni importanti a musei e biblioteche parigine34. Inizia inoltre a collaborare in ambito editoriale con il poeta e critico d’arte Jacques Damase. Il Museo nazionale d’arte moderna di Parigi le dedica nel 1967 la prima grande retrospettiva.
Si ringrazia Renate Ramge per la documentazione. A.A.V.V., Sonia Delaunay. Les couleurs de l’abstraction, Paris, Musée d’Art moderne de la Ville de Paris, 2014
Sonia Delaunay, Nous irons jusqu’au soleil, Paris, Éditions Robert Laffont, 1978
Christine Macel (a cura di), Elles font l’abstraction, Paris, Centre Pompidou, 2021
Risorse iconografiche
Sonia Delaunay al Musée d'Art Moderne de Paris
Sonia Delaunay al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía
Sonia Delaunay al MoMA
Voce pubblicata nel: 2025