Tiziana Fusari nasce il 1° ottobre 1951 a Macerata e trascorre la prima parte della sua vita e della sua infanzia in un paese della provincia marchigiana insieme ai genitori e alla sorella, Fiorenza. Per gli studi universitari si trasferisce a L’Aquila. Ci resterà fino al 6 aprile 2009, quando il terremoto la porta a vivere a Giulianova, sulla costa abruzzese, fino al 16 febbraio 2012, giorno in cui Tiziana viene a mancare.

Perché dipingo? Perché non so fare altro, perché sono libera. Decido io e sono fuori da ogni condizionamento, da ogni schema, e non so cosa cerco e dove andrò a finire. Sono alla mercè di me stessa ma, allo stesso tempo, ho un controllo assoluto su me stessa e così facendo mi conosco e soprattutto mi sopporto in quei brevi esaltanti attimi in cui un lavoro si conclude o comunque si ferma.

Quella dei Lampi è la prima serie di opere realizzate da Tiziana Fusari negli anni che vanno dal 1985 al 1989. È un’autodidatta Tiziana. Negli anni e nel suo fare artistico sperimenta, crea, distrugge, procede per tentativi attraverso linguaggi diversi. «C’è molto da esplorare, l’importante per me è sempre tentare nuove strade». Un percorso che è un’indagine interiore e una scoperta condotta attraverso i suoi lavori, lavori che hanno occupato le mani e la mente di Tiziana per anni.

Ai Lampi segue la serie delle Vele (1990-2010), quella che ha saputo dare voce ai ricordi, ai tumulti e alle necessità comunicative di Tiziana.

Il materiale che uso in questo lungo periodo, che senz’altro è il più longevo tra le fasi che ho attraversato, è carta cipolla, terre minerali e colla vinavil diluita in acqua. Il disegno non è mai progettato, o solo in casi rarissimi; giro intorno al foglio che è sporcato con le tracce dei precedenti lavori (poggio sempre i fogli l’uno sull’altro proprio perché restino “collegati”), con le mie pedate, la polvere, le piegature, insomma da ombre. È chiaro dunque che su quel foglio bianco c’è già un universo di possibilità.

Le serie si sovrappongono e così mentre lavora alle Vele Tiziana sperimenta il polimorfismo dell’alfabeto con gli Abbecedari (1999-2006), le pungenti riflessioni dei Quaderni ed Ex libris (1999-2003), l’oscillante orizzontalità aurea della Comédie humaine (2003-2010). Corpi, colori, oggetti, segni alfabetici.

Il Quaderno è lo scendere in miniera. È un giornale di bordo il quaderno. E come sempre scelgo una forma, un contenitore che viene dall’infanzia come per le figurine, l’abbecedario… La ricerca parte sempre da lì, perché era già tutto lì nell’infanzia, i segni e i sogni, poi si passa il resto del tempo a scavarci dentro e vedere se si riesce a trovare la strada, se si recupera il bandolo della matassa che si è ingarbugliata, annodata, sfilacciata.

L’infanzia e le figure che la popolano, i luoghi vissuti, i dialetti ascoltati e quel lessico familiare che ciascuno di noi si porta dentro sono i protagonisti delle opere di Tiziana Fusari. Una produzione artistica vasta, fitta, numerosa, fatta di disegni, bozzetti, prove e tentativi di precisare sulla carta o sulla tela emozioni e sentimenti. Una vita vissuta con profondità e in profondità. Un sapere e un uso artistico formati sull’esperienza, sul fare.

Nella mia pittura cerco di togliere il più possibile, liberarmi del superfluo, sia nella costruzione dell’immagine sia nell’uso del colore che è sempre di colori primari a larga campitura senza sfumature. Vengono fuori immagini piatte, ciò nonostante il senso del movimento è comunque una costante.

La prima mostra personale dei lavori di Tiziana Fusari si tiene a L’Aquila, nel 1990, negli spazi di una chiesa sconsacrata adibita a teatro. Le figure senza volto, i corpi plastici, gli oggetti, tutti si fanno attori di una commedia su quel palco così inusuale, in quello spazio così sacro eppure così umano. Seguono per tutto il decennio degli anni Novanta mostre personali e collettive in tutta Italia, in Spagna, in Francia. A curare le esposizioni sono Roberto Daolio, Martina Corgnati, Alessandra Galasso, Simone Menegoi, Vittoria Coen e Paolo Balmas, tra gli altri.

Le mostre e i viaggi sono occasioni per conoscere persone, stringere rapporti che diventeranno collaborazioni, condivisioni e scambi artistici: Valeria Agostinelli, Luisa Rabbia, Silvia Levenson, Odinea Pamici, Gianni Tamburelli, Alex Pinna e Andrea Massaioli. Con loro Tiziana ha la possibilità di confrontarsi e di parlare di arte, di progetti espositivi e creatività, trova spazi di comunicazione, condivisione di interessi e punti di vista.
E lo fa attraverso lettere, lunghe telefonate e viaggi. Quando può parte, prende un autobus o un treno e raggiunge città e persone che diventano amicizie, esperienze, scambi di opere e scambi di idee.

Si sposta anche per studiare, per imparare meglio tecniche e metodologie artistiche, come nel corso del 1985 quando è all’Accademia di Belle Arti di Venezia per seguire qualcuno dei corsi liberi di Emilio Vedova.

…voglio parlare … del bello del mio lavoro, un’immagine viene su e mi viene una gran fretta di darle corpo e colorare. La sensazione di un totale senso di libertà. Io sono quel disegno che ha preso corpo sul foglio perché la mano ha saputo tener dietro allo sguardo. Poi vengono i colori.

Tiziana viene a mancare improvvisamente nel 2012 e da allora Mauro Mattia, il compagno di una vita, si occupa di valorizzare e diffondere la produzione artistica di Tiziana. Nel 2020 Mauro decide di donare tutti i lavori alla Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre ONLUS dell’Aquila, che lo affianca in un attento lavoro di descrizione e inventariazione, nonché di valorizzazione e diffusione attraverso mostre e pubblicazioni.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Tiziana Fusari

Tiziana Fusari. Rewind, a cura di Mauro Mattia, Quodlibet, 2014.
Tiziana Fusari. Comédie humaine, RVM Studio, 2023.



Voce pubblicata nel: 2025

Ultimo aggiornamento: 2025