La Cina medievale, in linea con l’etica confuciana, escludeva le donne dalla sfera politica. Il pensatore Yang Chen, vissuto durante la dinastia Han (206 a.C. - 220 d.C.), scriveva: “Se le donne si occupano di affari esteri, semineranno disordine nell’Impero. La gallina che all’alba canta al posto del gallo porta vergogna alla corte imperiale”. Tuttavia, almeno una donna divenne l’unica imperatrice regnante sovrana nella storia della Cina.
L’imperatrice Wu, conosciuta come Wu Zetian (武則天), fondò una propria dinastia, Zhou, e regnò dal 690 al 705 con il titolo di “Shengshen Huangdi” (聖神皇帝 “imperatore divino e sacro”). La sua attività politica e le sue alleanze suscitarono dure critiche nella storiografia confuciana, che per secoli contestò sia i suoi metodi sia, soprattutto, il fatto che una donna detenesse il potere assoluto. A partire dagli anni Cinquanta del Novecento, tuttavia, la sua esperienza politica è stata progressivamente rivalutata, in particolare per il ruolo innovativo avuto nel rafforzare lo Stato e promuovere la meritocrazia.
La sua ascesa al potere non fu rapida né priva di conflitti. Per raggiungere il vertice, Wu esercitò il potere con determinazione, dimostrando capacità politica e spietatezza paragonabili a quelle dei suoi predecessori. Una volta al comando governò con astuzia e pragmatismo, promuovendo la stabilità economica, riformando l’amministrazione imperiale e ampliando i confini dell’Impero. La sua fama fu per secoli offuscata da accuse di crudeltà; possiamo immaginare che se fosse stata uomo sarebbe probabilmente considerata tra i più grandi sovrani della Cina.
Nacque nel 624 in una famiglia dell’élite provinciale: il padre, Wu Shihuo, era ufficiale militare e ricco mercante di legname; la madre, Wu Yang, apparteneva a una stirpe aristocratica. Fin da giovane ricevette un’educazione completa e degna di una nobile famiglia; studiò infatti letteratura, politica e buddhismo, e fu incoraggiata dal padre a sviluppare competenze intellettuali, come suonare, scrivere poesie e intrattenere conversazioni in pubblico. A quattordici anni fu introdotta come concubina di quinto grado alla corte dell’imperatore Tang Taizong (唐太宗, 598-649)1, distinguendosi per intelligenza e cultura, tanto da essere nominata sua segretaria. Alla morte di Taizong, la consuetudine prevedeva che le concubine senza figli si ritirassero in convento per iniziare la loro vita come monache2. Wu fu inizialmente destinata al tempio di Ganye, ma riuscì poco dopo a tornare a corte, questa volta nel gineceo del nuovo imperatore Gaozong (高宗, 628-683), figlio di Taizong. Divenne presto la sua consorte ufficiale, consolidando una posizione di crescente influenza politica e personale.
Il legame con l’imperatore Gaozong, suo marito dal 649, fu determinante. Afflitto da gravi problemi di salute, questi delegò progressivamente a Wu la gestione degli affari di Stato. Dal 660, Wu esercitò di fatto il pieno controllo dell’amministrazione imperiale. Ebbero quattro figli maschi. I due maggiori, inizialmente designati eredi, si opposero alla crescente autorità della madre: uno fu costretto all’esilio, l’altro morì in circostanze sospette, forse avvelenato. Alla morte di Gaozong nel 683, salì formalmente al trono il terzo figlio, Li Zhe (imperatore Zhongzong, 唐中宗), ma fu rapidamente deposto da Wu appena mostrò segnali di autonomia politica. Il trono passò al figlio minore, Li Dan (imperatore Rui Zong, 唐睿宗), che regnò come imperatore solo nominalmente mentre la madre esercitava il potere effettivo come reggente. Nel 690, Wu Zetian si proclamò imperatrice regnante, fondando la dinastia Zhou.
Durante il suo governo, promosse riforme che rafforzarono lo Stato e lasciarono un’impronta duratura nella struttura imperiale cinese. Sostenne il sistema degli esami imperiali, estendendone l’accesso anche ai ceti non aristocratici, con l’obiettivo di ridurre l’influenza delle élite tradizionali nella selezione dei funzionari e favorire la meritocrazia. Sul piano religioso, si fece promotrice del buddhismo, finanziando la costruzione di templi, monasteri ufficiali in diverse province e commissionando opere monumentali come la grande statua del Buddha Vairocana nella cava Fengxian, a Luoyang, nella provincia dello Henan. Alcuni storici ritengono che il volto della statua richiamasse i tratti di Wu Zetian, simboleggiando l’unione tra autorità imperiale e spirituale. Inoltre, la sovrana utilizzò testi sacri per legittimare la propria autorità, sostenendo l’idea che una donna potesse esercitare il potere supremo in armonia con i principi buddhisti. Le sue politiche sociali inclusero riduzioni fiscali, sostegno all’agricoltura, incentivazione del lavoro contadino e ridimensionamento dell’esercito permanente. Attenta anche alla rappresentazione delle donne nella storia e nella cultura, commissionò biografie di figure femminili esemplari e introdusse norme che equiparavano il lutto per la madre a quello per il padre.
Una figura femminile chiave della corte fu Shangguan Wan’er (664-710), nipote di un alto funzionario giustiziato da Wu per tradimento. Nonostante questa origine avversa, la giovane Wan’er fu accolta a palazzo e divenne principale segretaria e consigliera dell’imperatrice, oltre che poeta e promotrice della cultura letteraria di corte.
Wu Zetian fu ritratta in modi contrastanti: da un lato come una donna colta e abile nelle dinamiche di corte, dall’altro come una sovrana spietata e manipolatrice. I critici confuciani la descrissero con l’espressione “cuore di serpente e natura di lupo”. Per consolidare il potere, non esitò a ricorrere alla repressione: le cronache parlano di almeno 36 alti funzionari giustiziati o costretti al suicidio e di migliaia di familiari puniti con l’esilio o ridotti in schiavitù. Particolarmente controversa fu la relazione con i fratelli Zhang3 (張), suoi consiglieri e, secondo alcune fonti, amanti, eliminati nel 705.
Nel 705, ormai malata e politicamente indebolita, Wu Zetian fu costretta ad abdicare da una coalizione di funzionari e generali. Morì pochi mesi dopo, all’età di circa 81 anni, nel palazzo imperiale di Luoyang, e fu sepolta accanto a Gaozong nel mausoleo di Qianling. La stele funeraria che le fu dedicata fu lasciata intenzionalmente priva di iscrizioni. Un gesto enigmatico: per alcuni, simbolo di un potere così eccezionale da non poter essere racchiuso in parole; per altri, un tentativo della storiografia confuciana di cancellarne l’eredità. Secondo alcune fonti, prima di morire, Wu Zetian avrebbe dichiarato: "Sarà la storia a giudicare i miei atti, non voi”. Queste parole restituiscono l’immagine di una sovrana lucida, consapevole del proprio posto nella storia e capace di guardare oltre il giudizio dei suoi contemporanei.
Unica imperatrice della Cina – Wu Zetian - Viaggio in Cina.net Wu Zetian, l’imperatrice che riscrisse le regole del potere in Cina - Frontierenews.it
Wu Zetian. She, the Emperor - Dangerous Women Project.org
Wu Zetian, l'unica imperatrice della Cina - Storica National Geographic
Tang Lin Yu, Madama Wu, Milano 1963
Leonardo V. Arena, L’imperatrice e il dragone, Casale Monferrato 2008
Voce pubblicata nel: 2025
Ultimo aggiornamento: 2025