Elisabetta Gnone nasce a Genova il 13 aprile del 1965. Da piccola, con i genitori e il fratello, scrittore conosciuto con lo pseudonimo di Tim Bruno, si trasferisce a Milano. Grazie al padre geologo e alla madre naturalista, cresce nell’idea che ogni singolo essere vivente debba essere rispettato e apprezzato. Questa filosofia è talmente radicata nella vita familiare che il fratello diventa biologo marino e la stessa Elisabetta tratta molto spesso la natura nei suoi libri.

In casa nostra niente è mai stato ucciso. Se c’era un bel ragno, che faceva una bellissima ragnatela in cucina veniva protetto, gli veniva dato da mangiare gli avanzi di carne, aveva un nome e un cognome. Quello che proprio non veniva tollerato veniva accompagnato gentilmente alla porta con tutte le attenzioni.

La mamma di Elisabetta è una narratrice e lettrice provetta, ma da ragazzina Gnone legge quasi solo fumetti a strisce, dai quale impara che pochi quadri possono creare l’atmosfera di un posto, le dinamiche relazionali tra i personaggi e dialoghi efficaci. Solo sul finire dell’adolescenza Elisabetta avvicina i libri. A 15 anni legge e si innamora di Niente e così sia, un libro di Oriana Fallaci. Tramite questa lettura sviluppa una passione per la scrittura, che da quel momento l’accompagna tutta la vita. In un’intervista racconta che

Scrivere mi è sempre piaciuto e sin da ragazza tenevo diari, mi piaceva scrivere lettere (a quel tempo non c’era Internet). Non ho mai avuto problemi con la scrittura neanche a scuola, dove ero una peste però scrivevo bene” (Cottogni 2022).

Dopo gli studi classici, svolti a Milano, e qualche esperienza lavorativa non rilevante, nel 1990 entra in Disney dove comincia una lunga e formativa gavetta nei ruoli più disparati, dal chiudere le chine dei disegni alla creazione e correzione delle sceneggiature: Era veramente dura, da farti venire i lacrimoni. Erano veramente severi”.

Questo periodo è comunque fondamentale nella sua formazione poiché scopre ogni passaggio, ogni meccanismo, che esiste dietro una storia. Impara vari trucchi per immedesimarsi e per capire che, ad esempio, una sceneggiatura fatta per Minnie non può essere tradotta per Paperina.
Così, ad esempio, l’autrice ricorda:

Poi all’età di 22 anni, io insieme ad altri siamo stati spediti ad EuroDisney il giorno dell’inaugurazione a fare i personaggi. Io ho fatto Pluto e Ih-Oh per vedere l’impatto che un personaggio ha sui bambini.

Elisabetta ha collaborato, come giornalista, dal 1992 alla creazione di diverse pubblicazioni della Walt Disney (i mensili Bambi, Minni & co., Sirenetta e Winnie the Pooh).
In Disney incontra Elisa Penna (madre di Paperinik), all’epoca vicedirettrice della Disney Editoria, che le inculca, “anche con metodi non gentilissimi”, il rispetto per il giovane lettore e la capacità di adattare la scrittura al lettore e alla lettrice.

In Disney la prima cosa che ti insegnano è il rispetto per il giovane lettore. […] Quello che ti insegnano è l’attenzione maniacale per i contenuti, per i dettagli, per l’esattezza di quello che scrivi, per la bellezza di quello che stai creando perché il lettore si sta formando e ha diritto ad essere rispettato in questo suo momento importantissimo.

La loro collaborazione continua anche dopo la divisione della redazione in maschile e femminile. Infatti, sia Elisa Penna che Elisabetta Gnone scelgono di lavorare nell’editoria dedicata al genere femminile. Elisabetta, dal 1997 al 2001, dirige l'area editoriale dedicata ai femminili e ai prescolari della Disney Italia. In un’intervista, alla domanda sulla necessità di avere letteratura divisa per generi, Elisabetta risponde:

Io penso che esistano i generi. Penso che esista un genere femminile, un genere maschile ed un genere fluido: e tutti hanno bisogno di una letteratura, soprattutto da ragazzi. Quindi penso che le giovani che si stanno formando abbiano bisogno di esempi, qualcuno da cui imparare a leggere sé stessi o se stesse.

Nell’estate del 1997, la dirigenza le chiede di sviluppare un progetto che intercetti il pubblico femminile preadolescente, tagliato fuori da produzioni infantili come Minni & Company o La Sirenetta. Elisabetta Gnone decide di coinvolgere nel progetto Barbara Canepa e Alessandro Barbucci. Racconta:

l’intento della Disney era raggiungere il target con i personaggi che esistevano già, quindi Minnie e Paperina.
Ben presto, però, si rende conto dell’impossibilità che un’adolescente o una preadolescente si identifichi con una paperetta o una topolina. Immagina dunque una storia con solo bambine come protagoniste e di raccontare, metaforicamente, la trasformazione che un giovane corpo femminile subisce nell’adolescenza. L’autrice dà vita a cinque ragazze che incarnano ognuna un modo di affrontare l’adolescenza - proprio come fu per lei e per le sue amiche. Il progetto prende il nome di ‘W.I.T.C.H.’.

Anche lo stile con cui Barbara Canepa e Alessandro Barbucci disegnano le streghette non è canonico all’interno della Disney: gli artisti si ispirano infatti ai manga giapponesi, creando così il modello di quello che verrà definito lo stile ‘Euromanga’.
Tuttavia, quando Gnone chiede ai dirigenti di rinunciare all’idea di inserire Paperina o Minnie riceve un secco no: non si intende rinunciare allo standard character. Quel no, fortunatamente, non viene accettato dai tre autori che decidono di continuare a lavorare al progetto di sera o nei ritagli di tempo. Barbucci e Canepa tengono addirittura i disegni originali a casa (la norma era di metterli nei cassettoni chiusi a chiave degli uffici di redazione).

I toni diventano tesi e il progetto sta per fallire quando arriva a Milano il dirigente americano del ramo editoriale Disney, per partecipare alla presentazione dei progetti in sviluppo. Elisabetta Gnone aggiunge in coda alle presentazioni ‘W.I.T.C.H.’ di fronte allo sbigottimento dei superiori, che glielo avevano vietato. Il responsabile americano dell’editoria si innamora del progetto che finalmente ottiene il via libera.

Il successo raggiunto dalle W.I.T.C.H. è stato planetario. Nel 2004, dopo tre anni, la tiratura in Italia è di 270 mila copie al mese e la serie è tradotta in 27 lingue e distribuita in oltre 60 paesi. Nei primi anni Duemila tra i periodici con più versioni internazionali al mondo si piazzano «Cosmopolitan» al primo posto, «Reader’s Digest» al secondo e al terzo «Elle». Poi, al quarto posto, c’è il fumetto italianoW.I.T.C.H.”, secondo i dati riportati dal «Corriere della Sera» nel 2004.

L’anno in cui esce il fortunatissimo fumetto delle W.I.T.C.H. (2001) Elisabetta è già fuori dalla Disney: una separazione che descrive come “non amorevole o in amicizia… ma è accaduto”.

Fuori dalla Disney Elisabetta si dedica ad alcune consulenze editoriali, tra cui quella con Roberto Benigni in vista della produzione del film Pinocchio, e alla direzione editoriale del magazine della famosa azienda di giocattoli Mattel dal 2005. In seguito, le è stato chiesto di scrivere un libro sempre con target femminile e possibilmente con la presenza della magia.

Non riesco a gestire la magia fine a sé stessa, la trovo un po' stucchevole e quindi ho pensato che potessi raccontare un’altra metafora: per questo ho raccontato la metafora della natura.

L’autrice, infatti, di ritorno da un viaggio in Normandia e in Scozia, con gli occhi pieni della natura rigogliosa di quelle terre, sente la necessità di scriverne:

Mi veniva voglia di raccontarla ai bambini perché mi rendevo conto che ne sanno poco di natura. E volevo raccontare di una natura intatta e non debole.

Nasce così la trilogia, destinata a diventare una saga, di Fairy Oak. L’autrice affida a due streghe gemelle la ciclicità della natura e la sua duplice valenza: creativa e distruttrice. Nei tre romanzi l’equilibrio viene rotto e ripristinato. Il lieto fine è parte fondamentale della narrazione che ha lo scopo di dare fiducia a lettrici e lettori a cui è diretto il libro. Della trilogia fanno parte: Il Segreto delle Gemelle (2005), L’incanto del Buio (2006), Il Potere della Luce (2007). Una trilogia che ha segnato l’amore per la lettura di due generazioni di adolescenti.

La trilogia di Fairy Oak ha venduto oltre 4 milioni di copie. Il successo dei primi tre libri ha portato la scrittrice a continuare la storia delle gemelle tramite altri 4 libri: Capitan Grisam e l’amore (2008), Gli Incantevoli Giorni Di Shirley Poppy (2009), Flox Sorride In Autunno (2009), Addio, Fairy Oak (2010). In questi ultimi vengono affrontate quattro tematiche importanti: l’amicizia, l’amore, la magia e l’addio.
Nel 2011, viene pubblicato Un Anno Al Villaggio-Il Diario di Vaniglia e Pervinca al quale seguono cinque anni di silenzio. Peculiarità del lavoro di Elisabetta Gnone è l’attenzione alle figure e allo stile usato nei libri, oltre all’uso di carta riciclata. L’autrice infatti fornisce le foto, le idee, il brief e il feed back alle illustratrici (Alessia Martusciello e Barbara Bargiggia) e segue il lavoro tutto il tempo e a stretto contatto, al fine di rendere le immagini coerenti con il testo.

Elisabetta Gnone torna nel 2016 con un'altra storia e un altro mondo: quello di Olga. Olga Papel è una ragazzina esile come un ramoscello e ha una dote speciale: sa raccontare incredibili storie. Con la serie Olga di carta, Elisabetta Gnone porta ai lettori un mondo nuovo e delicatissimo in cui, con garbo e ironia, affronta i temi delle fragilità e delle imperfezioni che ci rendono umani; soprattutto la “complicata faccenda” del crescere e di come “per diventare splendidi adulti occorre restare un po’ bambini”.

Al momento Olga esiste in tre libri: Olga di carta. Il viaggio straordinario (2016), Olga di carta Jum fatto di buio. Le storie di Olga di carta (2017), Misteriosa. Le storie di Olga di carta (2018). Anche in Olga, Elisabetta ha curato la parte visiva, questa volta affidandosi a Linda Toigo e alla tecnica del papercut.

C'ho messo un po' a scrivere questo libro: un po' più del solito. Perché è un argomento complesso la fragilità in realtà, non volevo cadere in luoghi comuni, non volevo scrivere un libro drammatico, per cui ho preso il mio tempo, mi è servito pensare molto.

Nel 2020 riconduce i lettori - e sé stessa – nel mondo di Fairy Oak, scrivendo La Storia Perduta: Ho dovuto ritrovarlo. Ma poi, una volta entrata, sono diventata di nuovo parte di quell’insieme: ho incontrato i suoi abitanti, li ho sentiti parlare, ho rivisto quei posti” (Briganti et alii, 2020); un ritorno che anche nel 2021 ha generato Il Destino di una fata.

Oggi Elisabetta vive con il marito Alberto, chiamato affettuosamente Will, come Willie il Coyote, per le sue capacità distruttive, nella cascina dei suoi bisnonni nel Monferrato. Il marito è il suo primo lettore e sono “l’uno metà del mondo dell’altro”. Circondata dall’affetto di due cani e cinque gatti e dalla numerosa posta dei lettori, si dedica a nuovi progetti editoriali. È molto attiva anche nelle scuole e nelle librerie. Afferma con convinzione:

I premi più belli che ho ricevuto dai lettori sono messaggi come "io ho cominciato a leggere grazie a Fairy Oak" o "sono stata bene a Fairy Oak”.
*voce a cura di Silvia Marsala - Classe ‘98, nasce e cresce in Sicilia, nella provincia di Agrigento. Nel 2017 si trasferisce a Trento dove consegue la laurea triennale in “Scienze e tecniche di psicologia cognitiva”. Tutt’ora continua gli studi nell’ambito delle Neuroscienze.


Voce pubblicata nel: 2023

Ultimo aggiornamento: 2023