«Nel mondo c’è quanto basta per le necessità dell’uomo, ma non per le sue avidità

(Mahatma Gandhi)

«Vivere con meno è il nostro risarcimento»(Vandana Shiva)

Vandana Shiva, fisica quantistica ed economista militante ambientalista, è considerata la teorica più nota dell’ecologia sociale. È conosciuta grazie al successo di Monocolture della mente (1995), un best-seller in tutto il mondo, e in Italia anche grazie al documentario del 2009 di Ermanno Olmi, Terra Madre, che mostra la raccolta del riso, nei pressi della fattoria Navdanya nella valle del Doon, dove sono custoditi i semi delle varietà locali di riso, tramandati di generazione in generazione. Lei nasce non lontano da lì, in una città dell’Uttar Pradesh, nelll’India del Nord-est. La famiglia è “progressista”, impegnata nella lotta gandiana per il superamento delle caste nell’India; la cultura e l’attenzione per i diritti civili e sociali sono di casa.

Il padre è una guardia forestale e la madre una maestra di scuola diventata contadina dopo la sanguinosa guerra di partizione tra India e Pakistan nel 1947-1948. La casa dei genitori è frequentata da intellettuali e discepoli del Mahatma Gandhi. Vandana, quindi, sin da piccola disprezza il sistema delle caste e viene educata alla parità dei sessi.

L’infanzia di Vandana non è solo cultura, ma anche contatto diretto con la terra; trascorre la sua infanzia tra le foreste del Rajahstan e la fattoria gestita dalla madre, subendo fin da piccolissima il fascino e la maestosità della natura.

Sempre grazie alla famiglia, Vandana può frequentare la scuola e il collegio cattolico di Dehra Dun e, dopo il diploma in fisica, dal 1970 l’università di Guelph, in Canada, dove consegue la laurea in filosofia della scienza, e poi quella del Western Ontario per il dottorato sui concetti filosofici della meccanica quantistica nel 1979.

Vandana torna in patria, a Bangalore, come ricercatrice in politiche agricole ed ambientali all’Indian Institute of Sciences, e all’Indian Institute of Management.

Nel 1982 Vandana torna a Dehra Dun dove crea la Fondazione per la scienza, la tecnologia e l’ecologia, un istituto indipendente di ricerca, proprio mentre nella valle si diffonde il movimento Chipko, delle donne contro la distruzione delle foreste da cui traggono sostentamento. Nell’Uttar Pradesh, sono evidenti le conseguenze della “rivoluzione verde”, dei fertilizzanti e delle varietà selezionate di semi: la resa è aumentata insieme alle estensioni coltivate a monocoltura, al degrado del suolo e delle acque, alle espropriazioni “facili” (la riforma agraria promessa da Nehru nel giorno dell’Indipendenza non è ancora iniziata). Ne sono vittime prima di tutto le donne, senza diritti men che meno di proprietà, le cui antiche pratiche sono meno produttive ma più rispettose degli ecosistemi, scrive in Staying Alive (1988). È il primo di oltre venti saggi, seguito sullo stesso tema nel 1990 dal rapporto sulle contadine indiane per conto della FAO, e da Eco-feminismo con Maria Mies, in cui scrivono: «Le donne non riproducono solo se stesse, ma formano un sistema sociale e dalla loro creatività proviene quello che io chiamo eco femminismo. Le donne sono le depositarie di un sapere originario, derivato da secoli di familiarità con la terra, un sapere che la scienza moderna baconiana e maschilista ha condannato a morte».

Nel 1991 Vandan Shiva fonda Navdanya (in hindi “nove semi”), il movimento che con altri sorti in tutto il mondo è presente al vertice di Rio de Janeiro nel 1992 dal quale nascono i primi accordi internazionali per la protezione della biodiversità e per la repressione della biopirateria. Da quel momento la difesa dei semi autoctoni contro le multinazionali che cercano di rivendicare come loro “proprietà intellettuale” varietà agricole selezionate nei secoli da comunità locali, diventa il maggior impegno di Vandana Shiva.

Quei “nove semi” rappresentano le nove coltivazioni da cui dipendono la sicurezza e l’autonomia alimentare dell’India. Il nome, dice Vandana Shiva, le è venuto in mente osservando un contadino che in un unico pezzo di terreno aveva piantato nove tipi di semi diversi. Oggi Navdanya conta circa 70 mila membri, donne per lo più, che praticano l’agricoltura organica in 16 stati del paese, una rete di 65 “banche dei semi” che conservano circa 6.000 varietà autoctone, e la Bija Vidyapeeth o Scuola del Seme che insegna a “vivere in modo sostenibile”.

Durante le riprese del documentario Terra Madre sopra citato, Maurizio Zaccaro ha realizzato un film documentario dal titolo Nove semi dove la stessa Vandana Shiva racconta l’esperienza della sua fondazione.

Ma Navdanya non è l’unico impegno di Vandana, che interviene nelle conferenze internazionali, viaggia in Africa, in Europa, in America Latina e in altri paesi asiatici, e dal 1996 partecipa in tutto il mondo alle lotte contro gli organismi geneticamente modificati, la crescita ad ogni costo, l’ingiusta ripartizione delle risorse e altri mali della globalizzazione. «Il cosiddetto sviluppo economico - scrive - anziché risolvere i problemi, rispondendo ai bisogni essenziali del mondo e della popolazione, minaccia la sopravvivenza del pianeta e degli esseri viventi che lo abitano. Questa apparente crescita economica, infatti, non ha creato nient’altro che disastri ambientali ed ha provocato un forte indebitamento dei paesi in via di sviluppo che, per creare delle basi adeguate per la loro crescita, tolgono risorse alla scuola e alla salute pubblica».

Consulente per le politiche agricole di numerosi governi, in Asia e in Europa (anche della regione Toscana), membro di decine di direttivi in altrettanti organismi internazionali, premiata più volte all’anno dal 1993, vive in parte nell’ambiente cosmopolita delle Nazione Unite e in parte nel mondo rurale indiano al quale è ancorata da Navdanya,

Le battaglie più notevoli vinte da Vandana, sono state contro le multinazionali che avevano ottenuto i brevetti del neem, del riso Basmati e del frumento Hap Nal. Questi ultimi due sono anche prodotti d’esportazione e paradossalmente, se i brevetti non fossero stati revocati, gli agricoltori indiani avrebbero dovuto pagare royalties alle società americane RiceTec e Monsanto, su ogni partita venduta all’estero.

Per questo suo enorme impegno a favore della popolazione indiana e per la sua lotta a favore dell’ambiente, Vandana Shiva nel 1993 è stata premiata con il “Right Livehood Award”, detto il Nobel per la pace alternativo.

Le resta da vincere la lotta contro gli Ogm e più in generale contro le monoculture e i loro oligopoli:

«Oggi siamo testimoni di una concentrazione senza precedenti del controllo del sistema agroalimentare internazionale in cui convergono essenzialmente tre aspetti: il controllo dei semi, il controllo dell'industria chimica, il controllo delle innovazioni biotecnologiche attraverso il sistema dei brevetti. Il diritto al cibo, la libertà di disporre del cibo è una libertà per la quale la gente dovrà lottare come ha lottato per il diritto al voto. Solo che non vivi o muori sulla base del diritto al voto, ma vivi o muori sulla base del rifiuto del diritto di disporre di cibo».

Intanto, nel settembre 2011 l’India ha denunciato la Monsanto per bioterrorismo.

Naturalmente, le posizioni politiche di Vandana Shiva non trovano concorde la comunità scientifica ed ecologica. Inoltre molte ambientaliste indiane sono preoccupate dalle manifestazioni religiose induiste organizzate da Navdanya e dalla recente insistenza di Vandana Shiva sul ritorno alla tradizione vedica in un periodo di forti tensioni con la minoranza musulmana. Giovani agronome hanno lasciato Navdanya, spiegava Suman Sahal di Gene Campaign-India a WONBIT Conference Women in biotechnology: feminist and scientific approaches una conferenza di Donne e Scienza nel 2007, per raggiungere o fondare movimenti simili, ma non confessionali.

Attualmente Vandana è la vicepresidente di Slow Food e collabora con «La Nuova Ecologia», la rivista di Legambiente.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Vandana Shiva

Terra Madre. Sopravvivere allo Sviluppo, UTET 2002

Monoculture della mente. Biodiversità, biotecnologia e agricoltura scientifica, 1995

Biopirateria. Il saccheggio della natura e dei saperi indigeni, 1999

Vacche sacre e mucche pazze. Il furto delle riserve alimentari globali, DeriveApprodi 2001

Campi di battaglia. Biodiversità e agricoltura industriale, Edizioni Ambiente, 2001

Il mondo sotto brevetto, 2002

Le guerre dell'acqua, Feltrinelli 2004

Le nuove guerre della globalizzazione, UTET 2005

Il bene comune della terra, Feltrinelli 2006

Dalla parte degli ultimi. Una vita per i diritti dei contadini, Slow Food 2008

India spezzata, Milano, il Saggiatore 2008

Ritorno alla terra, Fazi Editore 2009

Campi di battaglia, Edizioni Ambiente 2009

FILMOGRAFIA

L’economia della felicità, di Helena Norberg-Hodge, Steven Gorelick, John Page. Con Vandana Shiva. Titolo originale The Economics of Happiness. Documentario, durata 67 min. - USA, Francia, Germania, Gran Bretagna, Australia, India, Tailandia, Giappone, Cina, Nicaragua 2011.

Terra Madre, di Ermanno Olmi. Con Vandana Shiva. Documentario, durata 78 min. - Italia, 2009

Nove Semi (L’India di Vandana Shiva), di Maurizio Zaccaro, Documentario, Italia, 2009

Il mondo secondo Monsanto, di Marie-Monique Robin. Titolo originale Le Monde selon Monsanto. Documentario, durata 109 min. Francia, Canada, Germania, 2008

Referenze iconografiche: Vandana Shiva al Global Citizen Festival di Amburgo, 2017.  Foto di Frank Schwichtenberg. Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International license.

Voce pubblicata nel: 2012

Ultimo aggiornamento: 2023