Luciana Natoli nasce a Palermo nel 1936, terza di sei sorelle. Il padre è impiegato del Banco di Sicilia, la madre casalinga. Il contesto familiare è culturalmente animato, tanto che tutte le figlie proseguiranno gli studi superiori fino al conseguimento della laurea. Tra il 1949 e il 1954 Luciana frequenta le scuole superiori presso il liceo Garibaldi di Palermo e la scelta dell’indirizzo classico contribuisce a far nascere in lei l’interesse per la storia e la forma del mondo che la circonda. Dopo la maturità, nel 1954, si iscrive quindi alla Facoltà di Architettura di Palermo.
Affronta brillantemente gli studi e nel 1959, prima ancora di conseguire la laurea, tramite l'Istituto di Urbanistica della Facoltà, collabora con la Sovrintendenza alle Antichità per la Sicilia Occidentale ad un’interpretazione urbanistica degli scavi archeologici di Solunto.
Nel 1960 ottiene la laurea con lode, presentando uno studio museografico nella zona archeologica di Segesta richiesto dalla Sovrintendenza e dall’Assessorato al Turismo della Regione Siciliana. La tesi, supervisionata da ben quattro relatori (proff. Luigi Epifanio, Edoardo Caracciolo, Gino Levi Montalcini e Domenico Lo Cascio), parte da un approfondito studio storico e morfologico del contesto per arrivare al disegno dell’allestimento fino ai minimi dettagli, denunciando già l’attitudine trasversale al progetto della laureanda. All’epoca ha solo 24 anni ed è già madre della primogenita Dacia, avuta con il marito, l’ingegnere Umberto Di Cristina. Dal loro matrimonio nascerà anche un’altra figlia, Sabina.
A partire dalla laurea, Natoli coltiverà le sue molteplici attitudini, dedicandosi all'attività accademica di insegnante e ricercatrice senza rinunciare alla libera professione di progettista, anzi, intrecciando le competenze nei due ambiti. Così nel 1961, un anno dopo aver terminato gli studi, diventa Assistente volontario del professore Edoardo Caracciolo, all'epoca docente di Urbanistica; manterrà questo ruolo fino al 1964, al fianco del professore Roberto Calandra dopo la scomparsa del maestro nel 1962.
È sotto l’influenza degli insegnamenti di Caracciolo che lei e altri promettenti allievi interessati alle trasformazioni dello spazio urbano del loro tempo (Antonio Bonafede, Benedetto Colajanni, Umberto Di Cristina, Gianni Pirrone, Salvatore Prescia e Nino Vicari ai quali si aggiungono successivamente Archimede Mignosi, Alba Gulì e Carlo Doglio), fondano il Gruppo per l’architettura e urbanistica siciliana (G.A.U.S). Il gruppo analizza e discute i piani adottati in vari centri della regione e in particolare gli interventi previsti dal PRG di Palermo per la risistemazione delle zone distrutte dai bombardamenti. Considerazioni e critiche nei confronti delle scelte pianificatorie dell’amministrazione sono espresse dal gruppo attraverso la pubblicazione di articoli e saggi su riviste di settore e quotidiani locali e testimoniano la partecipazione e l'impegno civile dei giovani. Ancora assistente, Natoli viene coinvolta per il coordinamento tra insegnamenti, dietro la spinta dell’allora Direttore dell’Istituto di Composizione, il professore Vittorio Ziino: inizialmente, tra il 1963 e il 1964, l’incarico la vede coinvolta per le discipline della composizione urbanistica e architettonica; successivamente, tra 1964 e 1966, viene esteso anche al corso di “Architettura degli interni”.
Nel 1965 vince il concorso per Assistente ordinario alla cattedra di “Composizione Architettonica”, mentre nel 1967 consegue l'abilitazione alla libera docenza in “Elementi di Composizione” e acquisisce l’incarico per l’insegnamento di “Architettura degli interni, arredamento e decorazione”.
Nel 1971 consegue finalmente l'abilitazione alla libera docenza per il corso di “Storia dell'Urbanistica”: otterrà la cattedra l’anno successivo e la manterrà fino al termine della sua carriera; nel 1972 viene confermata la libera docenza in "Elementi di composizione".
Parallelamente all’insegnamento Natoli porta avanti un'intensa attività di ricerca, alimentata dal desiderio di conoscere e valorizzare i centri minori della Sicilia e connotata dall’attenzione ai temi sociali e alla “scala umana” dell’urbanistica. Le teorie messe a punto tra gli anni ‘60 e ‘70 sono profondamente influenzate dagli insegnamenti del prof. Caracciolo, ma introducono aspetti e metodologie analitiche inediti. Nel 1965 pubblica La città-paese di Sicilia. Forma e linguaggio dell’habitat contadino, un’approfondita analisi di quattro centri minori della Sicilia, diretta prosecuzione delle ricerche di Caracciolo confluite nel 1950 in Scheda per la storia dell'urbanistica, un inventario dei centri abitati siciliani.
Nello stesso anno esce Realtà dell'architettura. Aspetti e momenti di un'esperienza, una raccolta di articoli e comunicazioni a convegni che riassumono le riflessioni teoriche formulate dalla ricercatrice su diversi temi. Nel 1970 esce un’altra raccolta di saggi, in parte già pubblicati su riviste o atti, in parte inediti: Appunti per una storia dell'urbanistica siciliana. Nel 1974 pubblica il libro Le modificazioni strutturali e le prospettive di sviluppo nella Valle del Belice dopo il 1968, un saggio che affronta il tema della ricostruzione della Valle del Belice dopo il devastante terremoto che distrusse numerosi centri abitati; nel testo è descritto e analizzato il progetto pianificatorio - a cui Natoli stessa contribuisce - adottato per i territori colpiti, prevedendone gli sviluppi e sottolineando l'inefficienza e le lacune degli strumenti urbanistici vigenti.
Gli studi e le analisi effettuate da Natoli non sono però destinati a rimanere speculazioni intellettuali ed è possibile riscontrare come la sua produzione teorica sia strettamente legata all'attività condotta in campo urbanistico. L’interesse per il territorio ha infatti come altro esito la partecipazione di Natoli alla stesura di diversi piani per la sua riorganizzazione: nel 1964 redige il Piano Regolatore Generale (PRG) per il Comune di Canicattì; nel 1966 partecipa al Concorso Nazionale per il PRG di Taormina, vincendo il primo premio ex-aequo; nel 1965 redige i progetti per i PRG dei comuni di Castelbuono e Termini Imerese; nel 1968, in seguito al catastrofico terremoto che investe la Valle del Belice, collabora ai progetti per la sistemazione delle zone disastrate; nel 1970 Redige i Piani Particolareggiati di risanamento del centro antico di Santa Ninfa, Menfi e Castelvetrano.
La passione di Natoli non si esaurisce nella ricerca scientifica e nella progettazione alla scala urbana. Sono infatti gli anni della ricostruzione post-bellica e anche in Sicilia si respira fermento edilizio e urbanistico. Come altre giovani donne formatesi nello stesso contesto (tra le colleghe Alba Gulì, Anna Maria Fundarò, Erminia Manno), la neo-architetta non esita a sfruttare le opportunità offerte dal boom economico e, ancora giovanissima, firma i suoi primi progetti.
Nel 1961 porta a termine il primo incarico, un'abitazione stagionale a Marina di Patti su committenza di uno zio. Nonostante la giovane età, l’opera sintetizza già la sua vocazione di progettista multiscalare, attenta tanto alla dimensione del paesaggio quanto a quella del dettaglio architettonico, dotata di acume nell’organizzazione degli interni e nel disegno degli arredi. Il progetto inaugura una stagione ricca di collaborazioni e riconoscimenti: nel 1962 lavora con l'architetto Francesco Puletto alla Casa dello Studente nel parco d'Orléans; nel 1963 realizza insieme al marito un'abitazione unifamiliare a Mondello, pubblicata successivamente su Architetti di Sicilia, n. 2-3, marzo-giugno 1965; nel 1964 la coppia progetta e realizza a Palermo l'edificio Grand Hotel, a cui verrà attribuito il Premio Regionale INARCH nel 1966. Nello stesso anno, sempre insieme al marito, disegna gli elementi di serie per la cucina Balbiana, su commissione dalla ditta tedesca Scov.
Tra il 1966 e il 1974 esplora il tema abitativo con diversi esiti, tra cui Villa Caprarotta a Trappeto, Abitazione stagionale a Cefalù (pubblicata sul n. 7-9 della rivista Documenti di Architettura nel 1971), un complesso ad Altavilla Milicia, un impianto alberghiero a Milazzo, un complesso residenziale per vacanze a Valle della Giumenta e un complesso turistico ad Isola delle Femmine.
Come spesso accade, alcuni progetti rimangono sulla carta: è il caso di un'abitazione per la famiglia Modica sul Fondo Anfossi (1970), di quella per la famiglia Pardo a Cefalù in contrada Campella (1972) e di molti altri progetti sviluppati probabilmente in occasione delle esercitazioni didattiche. Nel 1968 disegna e segue la sistemazione e gli arredi del Negozio Fardello a Palermo, inaugurato nel 1976, del quale oggi restano solo materiali cartacei e foto storiche.
Nel 1973 ottiene l’incarico per la sistemazione del parco archeologico di Segesta e ha così l’occasione per riprendere gli accurati studi condotti per la stesura della tesi, tredici anni prima; nello stesso periodo progetta gli elementi di arredo urbano per l'area archeologica di Solunto.
Luciana Natoli scompare prematuramente a Palermo nel 1978, a soli 42 anni.
Rimangono numerose testimonianze della sua dedizione all’architettura: dal catalogo online delle biblioteche dell’Università di Palermo risultano archiviate ben 73 tesi seguite in qualità di relatrice nel corso della sua carriera accademica tra il 1969 e 1977. Lascia anche un corposo fondo privato, custodito dalle figlie, che dal 2016 è stato oggetto di interesse e studi, promossi anche grazie al progetto di ricerca “Archivi delle donne Architetto nel Novecento” della Fondazione Salvare Palermo, con il contributo del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Direzione generale archivi, Servizio Patrimonio archivistico.
*voce a cura di Elena Bernardini
Dottoranda all’Università di Trento presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica. A partire dalla laurea in Ingegneria edile-Architettura si occupa di metodi per la rappresentazione e valorizzazione del patrimonio esistente. Partecipa al gruppo SCRIBUNT: (Gruppo di) Scrittura di Biografie - Università di Trento (referenti Maria Barbone; Susanna Pedrotti; Lucia Rodler).
Fonti, risorse bibliografiche, siti su Luciana Natoli*
Barbera, P., & Garozzo, A. (2023). Archivi di architette in Sicilia nel Novecento. Lexicon, 36–37, 73–81. Disponibile qui.
Garozzo, A., & Maggio, F. (2024). Forms of the Modernity. Digital Studies on Luciana Natoli. Contemporary Heritage Lexicon, 1, 383–397. Disponibile qui.
Gelardi, E. (2015). Luciana Natoli. La Teoria e il Progetto. [Tesi di laurea, Università di Palermo]
Maggio, F. (2020). Una dama dell'architettura a Palermo. QUAD, 3(3), 89-107.
Maggio, F., & Gelardi, E. (2022). The Construction in Progress of a Private Archive. Diségno, 10, 123–134. Disponibile qui.
Spadaro, M.A. (2012). Le signore dell'architettura. Luciana Natoli. PER Salvare Palermo, 34. Disponibile qui. [URL consultato il 21/08/2024]