«Nata in aure libere, o fior dell’Alpi amore»

Questi versi del poeta Giulio Carcano, musicati da Elvira, tratteggiano con una sola pennellata la sua vita il contesto culturale di provenienza e la sua produzione letteraria e musicale. Elvira nasce nel 1846 ad Ala, ai piedi delle Alpi, all’ombra del Monte Baldo conosciuto per secoli come il Giardino d’Europa. Poco lontano c’è il lago di Garda, meta turistica di aristocratici e letterati d’oltralpe, tra i quali si annovera anche il suo poeta prediletto Goethe, del quale tradurrà e musicherà le opere. Siamo al confine tra l’Impero austro-ungarico e il Regno Lombardo-Veneto e anche al confine temporale tra la fine dell’egemonia austriaca, ancora dominante, e i primi moti irredentisti.
Culturalmente, siamo in pieno romanticismo: il simbolismo pittorico e il naturalismo dei pittori trentini contemporanei Giacomo Segantini ed Eugenio Prati «si esplicitano nella de Gresti in sonorità liquide e impalpabili, e in armonie di impatto timbrico e coloristico […] La natura e la sua contemplazione, come vincoli di elevazione spirituale e di contatto con il divino, sono elementi che ricorrono costantemente nelle liriche». (Pachera, 2010)

Elvira è figlia terzogenita del nobile Federico de Gresti de Leonardsberg, italianizzato poi in di San Leonardo, e della nobile Carlotta Alpruni, cantante apprezzata dalle locali accademie musicali, che frequenta i salotti della città di Ala e si esibisce accompagnata al pianoforte dalla sorella Fanny. In questo contesto familiare la piccola riceve una solida formazione culturale e musicale. Il suo talento e la sua determinazione le permettono di far sì che il pianoforte diventi qualcosa di più che un apprezzabile passatempo, comune a tante giovani del suo ceto, al punto che si trasferisce a Milano per affinare la sua tecnica pianistica e studiare composizione.

“Nata in aure libere” e libera rimane fino alla morte. Sceglie di non sposarsi per dedicarsi completamente alla musica. Vive di una rendita familiare, ma non si appoggia a nessuno per essere sostenuta e guidata. Non si tratta di non riconoscere il valore della famiglia, che anzi le è molto cara, in particolare il fratello Oddone e la nipote Gemma Guerrieri Gonzaga, ma di percorrere una propria strada indipendente, coltivando le sue peculiari doti personali.
Durante la bella stagione ritorna sempre alla tenuta di famiglia, ma anche quando è a Milano ne segue le vicende, senza mai far mancare il suo sostegno, come quando durante la Prima guerra mondiale esprimerà a Gemma tutta la sua ammirazione per l’instancabile impegno a favore dei soldati trentini dell'Esercito austriaco prigionieri in Russia. Al termine del conflitto le causerà molta apprensione l’intenzione degli eredi di vendere la Villa Gresti e i terreni attigui, sui quali prima della guerra venivano coltivati pregiati vigneti, sradicati poi dall’esercito italiano per installarvi un ospedale militare e un piccolo aeroporto. Sarà sempre la prediletta nipote Gemma, donna di grande spessore umano e di notevole capacità diplomatica, a riuscire a evitare l’alienazione dei beni di famiglia.

A Milano frequenta i migliori circoli culturali, in particolare il prestigioso salotto della contessa Clara Maffei, dove viene «assai apprezzata per la geniale ed elevata conversazione e per la somma abilità concertistica, guadagnandosi larga notorietà fra le più illustri personalità della letteratura e dell’arte». (Pedrotti, 1954)Lì conosce il noto scrittore e giornalista Raffaello Barbiera, redattore della rivista «Illustrazione popolare» e collaboratore della Casa Ricordi, la maggiore casa editrice italiana di edizioni musicali. Tra i due s’instaura un rapporto di amicizia e collaborazione che durerà per tutta la vita. La de Gresti musicherà le sue poesie e Barbiera promuoverà la sua musica. La sua rivista recensirà le sue opere letterarie e musicali, pubblicandone anche i testi come, per esempio, la traduzione dell’opera Fratello e sorella di Goethe. Presso la casa editrice Ricordi Barbiera sosterrà l’edizione di quattro composizioni musicali della de Gresti: Monte Rosa, Soffri ma splendi!, Sulla laguna di Venezia e Amor amorum. Altre sue opere su testi in tedesco verranno pubblicate in Germania.

Conviene sottolineare come solo da poche generazioni, prima di quella di Elvira, vi siano nella storia della musica delle compositrici; ricordiamo tra esse Francesca Nava d’Adda e Carlotta Ferrari. Prima di allora la carriera femminile nel campo della musica, tranne rarissime eccezioni, era pensata solo per le cantanti e per le virtuose di uno strumento, come Francesca Caccini o Lorenza Agujari.
Nel 1914 l'Accademia degli Agiati di Rovereto riconoscendone le doti artistiche decide di iscriverla tra i suoi soci. La de Gresti, riconoscente per la stima ricevuta, donerà all’Accademia copia di tutta la sua produzione letteraria e musicale, ora custodita nella biblioteca della cittadina. Dopo circa cinquant’anni trascorsi a Milano Elvira decide di tornare definitivamente in Trentino, alla tenuta San Leonardo, dove nonostante l’età continuerà la sua attività di compositrice. Barbiera, nelle lettere all’amica, ne loda la serenità proveniente da una fede profonda e la sua capacità creativa che si concretizza anche nella realizzazione di piccoli oggetti da donare. Morirà nel 1937 all’età di novantun anni, lasciandoci in eredità il suo più bel ricordo: le sue musiche.

*Voce a cura di Maria-Caterina Sighel. Laureata a Trento in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio, è studentessa presso l'Istituto di Scienze Religiose Romano Guardini di Trento. Nell’ambito del volontario ha frequentato il corso “Biennio di Educazione al Dialogo” propedeutico alla relazione d’aiuto, riconosciuto dall’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona di Carl Rogers.



Voce pubblicata nel: 2023

Ultimo aggiornamento: 2024