Alice Osimo nacque a Borgonovo (PC) nel 1886 da Felice e Maria Torretta. Il padre, negoziante, proveniente dalla comunità ebraica di Monticelli d'Ongina (PC), fu molto attivo nella vita del paese e si spese sempre per i più bisognosi. La madre, prima maestra a Borgonovo e poi membro eletto nella Commissione scolastica locale (unica donna), rimasta vedova nel 1899 crebbe da sola le tre figlie.

Alice affrontò a fine Ottocento un percorso di studi molto inusuale per una donna, incoraggiata forse dall'esempio della cugina Giuseppina Osimo. Fu infatti la terza donna a diplomarsi al liceo “Gioia” di Piacenza, unica ragazza in classe con 17 compagni maschi, e la prima a proseguire gli studi. Nel 1911 conseguì la laurea in Matematica e il diploma in Magistero presso l'Università di Torino, sotto la guida del prof. Corrado Segre. Divenne poi docente di matematica e materie scientifiche nelle scuole tecniche di alcune città e insegnò per molti anni nella scuola tecnica “Migliara” di Alessandria.

La professione di insegnante sembrava uno dei pochi sbocchi lavorativi possibili per le prime donne laureate. Tuttavia, anche in questo campo esse incontravano degli ostacoli: nei primi decenni del '900 le laureate potevano insegnare solo nelle classi femminili delle scuole Normali e delle scuole tecniche, mentre era loro precluso l'insegnamento nei licei e negli istituti tecnici, scuole “maschili” (perché il numero di ragazze iscritte nullo o molto piccolo non permetteva di creare una classe femminile). Questa esclusione valeva anche per l'insegnamento della matematica, nonostante i buoni risultati ottenuti dalle donne laureate nei concorsi e le cattedre “scoperte” nei licei e negli istituti tecnici.

Nel 1914 la Osimo diede voce al malcontento suo e delle colleghe con un intervento pubblico domandando

se non sarebbe utile e giusto, come gli uomini sono ammessi al concorso per le scuole femminili, di ammettere anche le donne per quelle maschili. Così […] non si correrebbe il rischio di affidarne alcuna a uomini sprovvisti di titoli i quali col regolamento d'oggi, trattandosi di scuola maschile hanno diritto ad occuparla a preferenza di una donna sia pure laureata.

Perché, se è lecito, non si vogliono ammettere le donne nelle scuole maschili? Veramente l'esclusione non è generale poiché già si sono ammesse per l'insegnamento delle lingue straniere
[…] così forse per noi è una questione puramente di inferiorità intellettuale.

Del resto, noi concediamo questa inferiorità – con me ne sono convintissime le compagne di università che troppe volte lo hanno sentito ripetere dai nostri insegnanti e ne hanno tratto spesse volte il più grande scoraggiamento – ma la concediamo rispetto a molti, non rispetto a tutti gli uomini. E
[…] abbiamo la coscienza di possedere la pazienza e la comunicativa necessarie per farci intendere dai nostri alunni e riuscire a interessarli allo studio e alla scuola, tanto quanto i colleghi che con noi lavorano.

La sua relazione e il dibattito che ne seguì vennero pubblicati sul bollettino della “Mathesis”, ma le donne potero entrare in ruolo nei licei solo dopo 10 anni.
Costante fu il suo interesse per la didattica della matematica. Oltre a partecipare alle attività della Mathesis, fin dagli anni dell'Università fece parte un gruppo informale di professori universitari e docenti di scuola secondaria, guidato da Corrado Segre, che si proponeva di migliorare l'insegnamento della matematica nelle scuole secondarie.

Negli anni trenta la Osimo insieme con il collega Emilio Artom scrisse alcuni libri di testo per le scuole di avviamento che furono accolti molto favorevolmente. Tuttavia, dopo le leggi razziali del 1938 ne fu proibito l'uso nelle scuole pubbliche e Arton e tanti altri componenti del gruppo Segre vennero allontanati dall'insegnamento perché ebrei. La Osimo, nubile e di madre non ebrea, poté continuare a lavorare nella scuola pubblica, ma fu coinvolta nella difficile situazione della sorella Elena, degli amatissimi nipoti Felice e Arturo e di tanti amici. Ricordò una collega alla sua morte «Anche quando in un tempo di aberrazione disumana il tuo focolare fu devastato e furono disperse tutte le creature che a Te erano ragione di vita, […] non ti piegasti. Compostamente animosa, passavi tra noi, solo denunciando l’intimo affanno col lampeggiare subito domato dello sguardo.»

Al termine della guerra Alice Osimo si ricongiunse con i propri familiari, sopravvissuti alla Shoah. Dopo la morte avvenuta nel 1953 fu istituita una borsa di studio a suo nome presso la scuola “Migliara” di Alessandria.
Elena, vissuta fino a tarda età, trasmise il ricordo della sorella ai propri nipoti. Ringrazio Bruno Osimo e Alice Osimo (omonima) per avermi fornito informazioni sulla vita della loro prozia.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Alice Osimo


Salvatore di Pasqua, "Donne e istruzione in Italia tra Ottocento e Novecento. Parte prima"

Bollettino della Mathesis, 1913-14, relazione di Alice Osimo pp. 66-67

Foto di Alice Osimo nell'album di famiglia


Voce pubblicata nel: 2025