Da dove cominciare? È una domanda che mi sono posta dozzine di volte di fronte alla pagina bianca. Come se mi fosse necessario trovare la frase giusta, quella che mi avrebbe permesso di entrare nella scrittura del libro e avrebbe dissolto in un solo colpo tutti i dubbi. Una specie di chiave… oggi questa frase non ho bisogno di cercarla lontano da me. Sorge lapidaria, in tutta la sua chiarezza… l’ho scritta sessant’anni fa nel mio diario. Scriverò per vendicare la mia razza.
(Discorso tenuto a Stoccolma alla consegna del Premio Nobel 2022)

Nata Annie Duchesne a Lillebonne, nel dipartimento della Senna inferiore in Normandia, il 1° settembre, del 1940, la bambina trascorre la sua infanzia felice tra il retrobottega del negozietto “alimentarimerceriabar” dei genitori, il cortile, la scuola e i giochi con le amiche. Dotata di grande spirito di osservazione e di una memoria formidabile, Annie è una delle allieve migliori, tanto che i genitori decidono, a un certo punto, di iscriverla in un’ottima scuola cattolica frequentata dalle figlie della buona borghesia. La profonda adesione al mondo che la circonda inizia così a incrinarsi. Nel romanzo d’esordio Gli armadi vuoti la scrittrice ci fornisce una descrizione di cos’era stata la sua vita sino a quel momento:

Domeniche primaverili, biancheria che si asciuga stesa al sole, galline che cantano perché hanno fatto l’uovo. Com’è che diceva la vecchia stronza a scuola? «Non si scrive siamo tal giorno, è sbagliatissimo». E invece io ero domenica dalla testa ai piedi, mi ci sentivo nel vestito da non sporcare, nella bocca gonfia di crema e di ostie immaginarie. Adoravo tutto, le sardine sott’olio, le visite ai poveretti, ai crebacks, agli arabi di cui mia madre andava pazza. Mi piaceva tutto.

Annie studia per diventare insegnante, professione che svolgerà tutta la vita, marcando così quel distacco dalla felicità infantile. Nella costruzione della sua genealogia Ernaux scava nei suoi ricordi e nelle vite dei suoi genitori dedicando loro svariati romanzi. Blanche, sua madre, sarà la protagonista di Gli armadi vuoti (1974), La vergogna (1997), Una donna (1988), L’altra figlia (2011), dove la scrittrice viviseziona la vita della donna che l’ha messa al mondo e le difficoltà della loro relazione:

Di nuovo ci rivolgevamo la parola in quel particolare tono fatto di irritazione e di perpetuo risentimento che faceva sempre pensare, a torto, che stessimo litigando e che riconoscerei, tra madre e figlia, in qualsiasi lingua.
(Una donna)
Alla stessa implacabile disamina sarà sottoposta anche la vita paterna a partire dal libro Il posto:
Mio padre è entrato nella categoria delle persone semplici, o modeste, la brava gente. Non osava più raccontarmi le storie della sua infanzia. Non gli parlavo più dei miei studi.
Ma è ne La vergogna che esplode il racconto tremendo del giorno in cui suo padre tentò di uccidere sua madre, e in cui inizia il tradimento della classe sociale di nascita, tanto che Ernaux potrà dare ai propri genitori un posto nel mondo dei dominatori che usano anche la scrittura per discriminare ed è in questo senso che la sua scrittura è sia vendetta che riscatto sociale, perché “scrivere è l’ultima risorsa quando abbiamo tradito” rivendica Ernaux citando Jean Genet. Se i romanzi sono il primo livello di analisi e di riscatto, sarà poi in articoli, conversazioni, saggi e pagine di diario che la scrittrice arriva in profondità nell’esaminare e giudicare con lo stesso sguardo acuminato i propri libri e a realizzare anche “il grande sogno della mia infanzia: partire, vedere il mondo”.

La scelta di eleggere a protagonisti assoluti dei suoi libri i genitori, se stessa e alcuni degli uomini che ha amato, ci offre una chiave di lettura plausibile anche in merito al successo della Ernaux presso un pubblico sempre più vasto. La Madre, Il Padre, La Ragazza, Il Ragazzo, L’Uomo, L’Amante, Il Posto diventano archetipi dell’immaginario della scrittrice e anche nostri. Quella madre diventa tutte le madri, quel padre tutti i padri, quella “ragazza della foto è un’estranea che mi ha lasciato la sua memoria in eredità”, ha sollecitato intere generazioni di donne occidentali che hanno infranto i tabù religiosi e combattuto il regime patriarcale in cui sono nate e cresciute.
L’apertura di Ernaux sulla storia del mondo si concretizza con il romanzo Gli anni che inizia con una dichiarazione folgorante: “Tutte le immagini scompariranno”. Ed è proprio a partire da questa certezza che la scrittrice richiama dalle profondità della sua memoria tutto quel che riesce a ricordare, consapevole però che: “la nostra memoria è al di fuori di noi, in un soffio piovoso del tempo”.

Le riflessioni sulla scrittura e le sue origini sono frutto di un ricco scambio con molti altri scrittori e scrittrici, Ernaux non si sottrae mai al tornare sui propri passi e cercare nuove parole e nuove immagini per dire di nuovo cose già raccontate. Dopo il racconto della vita di coppia e della sua evoluzione dal dopoguerra agli anni Settanta in La donna gelata, è con Passione semplice e Perdersi che Ernaux racconta tutto lo strazio e il piacere dell’amore e del sesso con un uomo molto più giovane di lei, così come l’ossessione che la divora e la disperazione quando lui è lontano. S. è russo, bello, scatenato e ha all’incirca quindici anni meno di Annie che è prossima alla cinquantina. Niente può fermare la ricerca di quel piacere senza tempo e senza progetti che la incalza. Gli unici pensieri tra un incontro e l’altro sono rivolti a lui, al piacere che gli ha dato e al piacere che ha ricevuto. La vita quotidiana sprofonda nel gorgo dei timori, che lui muoia, che lui non torni, che le preferisca una donna più giovane. È solo dopo la fine di questa relazione infuocata che la scrittrice ritrova sé stessa, non identica a chi era stata, ma vicina al nudo piacere dell’esistenza. “Per la prima volta dal 6 novembre (l’ultima in cui ho visto S.) mi sveglio con un’inspiegabile sensazione di felicità. Malgrado tutto, il fatto che si tratti di una felicità senza motivo mi fa uscire dall’incanto, ma giusto un po' ".

L’intreccio tra passione erotica e scrittura si ripresenta ancor più violento quando Ernaux inizia una relazione con A. - così lo chiama in Il ragazzo, un giovane uomo che ha ventinove anni meno di lei. Dopo l’inizio in clandestinità - perché lui vive con la sua ragazza - la relazione riporta Ernaux a rivivere sensazioni ed emozioni del passato. Sonnecchiare accanto a lui la domenica pomeriggio, la fa ritornare accanto alla madre che si è addormentata esausta e vestita dopo pranzo. Il frigorifero che non raffredda, il fornello che non scalda, l’umidità dell’appartamento la riportano alla precarietà dei suoi anni da studentessa e all’inizio della relazione con il marito Philippe. Ma il segreto di questa relazione stava tutto nel “fervore che mi riservava che non mi era mai stato, fino ai miei cinquantaquattro anni, consacrato da nessun amante” che tale resterà sino a quando la scrittura prenderà il sopravvento sulla vita e anche quest’ultima passione verrà immolata sull’altare del libro.
Da poco è uscito il libro autobiografico di Philippe Vilain, scrittore francese che insegna all’università di Napoli, il ragazzo che Ernaux, dopo cinque anni di relazione, lascia, salvo poi ripensarci dopo un anno e invitarlo a vivere con lei, senza però riuscire a riallacciare il legame. In possesso di oltre duecento lettere di Ernaux, lo scrittore, in realtà, parla di lei il minimo indispensabile per poter raccontare se stesso e la propria evoluzione, Ernaux e le sue sofferenze restano in qualche modo ai confini della narrazione e forse, chissà, questa è per l’uomo non più ragazzo la forma più sottile di vendetta che potesse mettere in atto.

Leggere in sequenza e poi rileggere i libri di Ernaux, dove le riflessioni sulla scrittura sono spesso centrali, offre nell’ombra dei margini e del non detto la sua vita da insegnante, da moglie e da madre, ruoli che non appaiono però centrali nelle sue narrazioni. Ernaux mi pare sia soprattutto figlia e amante, le due versioni di se stessa che più le si confanno e rendono giustizia all’implacabile desiderio di scrivere che si alterna in lei con la passione di esistere: “La passione è innanzitutto uno stato: di totale godimento dell’essere - un godimento immediato - e di chiusura nel presente. La scrittura non è uno stato, è un’attività. La perdita di sé, che vedo in entrambe e a cui probabilmente tendo, non porta allo stesso risultato”.

Segue, a partire al 1984, una regola : “evitare, scrivendo, di lasciarmi andare all’emozione”, e riesce per questa strada, attraverso una scrittura asciutta e scarna, a dire quel che per generazioni di donne era stato impossibile: essere un corpo, avere le mestruazioni, provare desiderio, temere una gravidanza indesiderata, abortire, smettere di mangiare, rimpinzarsi di cibo, in un gioco perpetuo in cui il corpo rimanda sempre a qualcosa d’altro, a una relazione indicibile e totalizzante, forse proprio quella con la propria madre. Ernaux si muove in un universo tra “la letteratura, la sociologia e la storia”, diventando inventrice di quella forma di “auto-socio-biografia” che racconta non solo dell’individuo ma della classe sociale cui appartiene. La sociologia, secondo Ernaux, “potrebbe essere considerata parte integrante della mia poetica”, una poetica che sfugge perché “la letteratura è l’esatto contrario di una disciplina. È dare forma al desiderio”.

Dare una forma, una struttura, è una delle ossessioni letterarie di Ernaux ed è proprio questo l’insegnamento che deve a Virginia Woolf:

Mi sono allontanata da Woolf quando mi sono rimessa a scrivere dopo nove anni di interruzione. Di nuovo, la questione era la realtà. Quel che volevo mettere in luce era la questione sociale e necessitava di un corpo a corpo violento tra le cose e il linguaggio. La mia preoccupazione era di trovare la voce, la mia voce, molto meno la forma del romanzo.
Anche Gli anni deve in qualche modo la sua struttura a Le Onde di Woolf, nel medesimo tentativo di trovare una forma nuova per rendere il passaggio del tempo. Oltre a Woolf, Ernaux ama ricordare le altre letture giovanili che le hanno causato “più che gioia, uno choc, perché dopo non ho più guardato il mondo allo stesso modo. La Recherche di Proust, La nausea di J. P. Sartre, Il secondo sesso di Simone de Beauvoir, L’educazione sentimentale di Flaubert, Nadja e il Manifesto del surrealismo di André Breton, Le onde e Al faro di Virginia Woolf.

Con Simone de Beauvoir ci fu anche uno scambio occasionale di lettere in occasione dell’uscita di Gli armadi vuoti, e il femminismo di Ernaux ha preso vita anche grazie al Secondo sesso che sembra dialogare con La donna gelata di Ernaux.

Mi ricordo di questa esperienza di lettura, in un mese di aprile piovoso, come di una rivelazione. Tutto quel che avevo vissuto gli anni precedenti nell’opacità, sofferenza e malessere, si sono rischiarati all’improvviso. È da questa esperienza che mi sono persuasa che la presa di coscienza, anche se non cambia nulla in sé, è il primo passo verso la liberazione e l’azione.

Il dialogo a distanza e il sentimento di riconoscenza sono profondi anche nei confronti di Marguerite Yourcenar. In particolare Ernaux ricorda la prima lettura delle Memorie di Adriano scoperto durante l’inizio dell’università e poi i due volumi - Care memorie e Archivi del Nord, riletti in preparazione alla scrittura de Gli anni dove l’attitudine sociologica di Ernaux prende il sopravvento, anche se “è partire dalla propria esperienza che differenzierà lo scrittore dal sociologo”.
La scrittrice fa risalire il desiderio di scrivere questo libro quando, intorno alla metà degli anni Ottanta, resta colpita dall’improvvisa consapevolezza che niente del mondo dell’infanzia esiste ancora. Così inizia a progettare Gli anni attribuendogli un titolo ben due anni prima di averlo terminato, sapendo che “la scrittura è un alternarsi di disperazione e contentezza”.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Annie Ernaux

Romanzi
Gli armadi vuoti Rizzoli, 1996, (Les Armoires vides, Gallimard, 1974).

Ce qu'ils disent ou rien, Gallimard, 1977.

La donna gelata, L’orma, 2021. (La Femme gelée, Gallimard, 1981).

Il Posto, L’orma, 2014 (La Place, Gallimard, 1983).

Una donna, L’orma, 2018, (Une femme, Gallimard, 1988).

Passione semplice, Rizzoli, 1992, (Passion simple, Gallimard, 1992).

Diario dalla periferia, Rizzoli, 1994, (Journal du dehors, Gallimard, 1993).

Non sono più uscita dalla mia notte, Rizzoli, 1998, (Je ne suis pas sortie de ma nuit, Gallimard, 1997).

La vergogna, L’orma, 2018, (La Honte, Gallimard, 1997).

L’evento, L’orma, 2019, (L'Événement, Gallimard, 2000).

La Vie extérieure, Gallimard, 2000.

Perdersi, L’orma, 2023 (Se perdre, Gallimard, 2001)

L'Occupation, Gallimard, 2002.

L'Usage de la photo, avec Marc Marie, textes d'après photographies, Gallimard, 2005.

Gli anni, L’orma, 2015, (Les Années, Gallimard, 2008).

L’altra figlia, L’orma, 2016, L’Autre Fille, coll. « Les Affranchis », NiL Éditions, 2011.

Retour à Yvetot, éditions du Mauconduit, 2013.

Guarda le luci, amore moi, L’orma 2022, Regarde les lumières mon amour, éditions du Seuil, 2014.

Memoria di ragazza, L’orma, 2017, (Mémoire de fille, Gallimard, 2016).

Hôtel Casanova, Gallimard, 2020, 96

Il ragazzo, L’orma, 2022, (Le Jeune Homme, Gallimard, 2022)

Altri libri e risorse

L'Atelier noir, éditions des Busclats, 2011.

I miei anni Super8, film, 2022.

Con Michelle Porte, Le vrai lieu, Gallimard, 2014.

Alice Figini, Annie Ernaux, doppiozero, 2019

Con Pierre Bras, Scrivere è un dare forma al desiderio, Conversazione, Castelvecchi, 2020.

Con Frédèroc-Yves Jeannet, La scrittura come un coltello, L’orma, 2024.

Con Rose-Marie Lagrave, Una conversazione, Oligo, 2024.

Pierre-Louis Fort e altri, Ernaux, L’Herne, 2022.

Ornella Tajani, Scrivere la distanza. Forme autobiografiche nell’opera di Annie Ernaux, Marsilio, 2025

Philippe Vilain, Lo studente, Gremese, 2025.

Valeria Lo Forte, La scrittura come un coltello, inedito



Voce pubblicata nel: 2025