Sono una storica e una femminista. La sfumatura è molto importante: non sono una storica femminista.
Sono una storica e una femminista. La sfumatura è molto importante: non sono una storica femminista
Michelle Perrot nasce a Parigi, tra il II e il III arrondissement, da una famiglia della borghesia commerciale. Il padre, grossista di articoli in pelle nel quartiere Sentier, aveva combattuto durante la Prima guerra mondiale nelle trincee. Seondo Perrot, fu un «padre fantasioso e anticonformista, che mi trattava come il ragazzo che senza dubbio avrebbe desiderato». Da sempre spronò la figlia a vivere una vita indipendente. La madre aveva frequentato il liceo Fénelon1 e, figlia di un ingegnere, proveniva da una famiglia di funzionari laici del XIII arrondissement. Volle da sempre trasmettere la sua formazione colta e laica alla figlia.
Ancora ragazza, Michelle Perrot lasciò Parigi al seguito della famiglia per trasferirsi a Montmorency, nella Val-d’Oise. In quel periodo si rifugiò nella letteratura, appassionandosi, tra gli altri, a Lev Tolstoj, Ivan Turgenev, Jack London, Ernest Hemingway. Proseguì gli studi iscrivendosi alla Sorbona per studiare Storia, una disciplina capace di offrirle il rigore e la concretezza che cercava. Il padre, che da giovane aveva sognato la medicina ma, rimasto orfano di padre durante l’influenza spagnola, era stato costretto a rinunciarvi, proiettò su di lei quel desiderio. Michelle, tuttavia, seguì la propria strada e scelse gli studi storici.
Non ho mai smesso di amare la storia, di cercarvi strumenti di comprensione, e soprattutto di trovarvi un piacere sempre rinnovato. La ricerca del passato mi affascina più di un romanzo. La storia può riportare alla luce oggetti nuovi, sottrarli alla coltre dell’oblio, in qualche modo inventarli.
Fu allieva di Ernest Labrousse. Professore di storia economica e sociale, convinto socialista, consigliava ai suoi studenti la lettura di Marx e della rivista di sociologia scientifica L’Année sociologique. Sotto la guida di Labrousse, Michelle Perrot conseguì nel 1951 il diploma di studi superiori con una ricerca sulle coalizioni operaie della Monarchia di Luglio. In un primo momento aveva pensato di occuparsi di femminismo, suggestionata dalla pubblicazione de Il secondo sesso di Simone de Beauvoir, ma fu dissuasa dal suo relatore. Quel desiderio, che allora non trovò spazio accademico, appare oggi come il segno anticipatore della direzione che avrebbe preso in seguito. Proprio da quella tensione tra il sociale e il femminile prenderà forma gran parte del suo percorso storiografico: un itinerario in cui il passaggio dal mondo del lavoro alla storia delle donne si inscrive costantemente nella cornice della storia sociale.
Nel settembre 1951, appena laureata in Storia, fu assegnata al liceo femminile di Caen. In quell’ambiente entrò in contatto con una piccola rete di giovani intellettuali e scienziate, tra cui la storica e filosofa Mona Ozouf e la biologa Nicole Le Douarin, che diventeranno sue amiche per la vita, come avrà modo di scrivere molti anni dopo. Nel 1953 sposò lo storico Jean-Claude Perrot e dalla loro unione nacque una figlia. Parallelamente all’insegnamento, prese posizione contro la guerra d’Algeria: nell’ambito dell’Unione delle Donne Francesi, organizzazione femminile di massa legata al Partito comunista, fu promotrice attiva di una manifestazione che coinvolse oltre duecento persone.
Trasferitasi a Parigi nel 1957, si avvicinò al movimento della Tribune du communisme, guidato da Jean Poperen. In quel contesto Perrot incontrò, nuovamente, Mona Ozouf. Il gruppo che si venne a formare, giovani intellettuali e professori, lavorò attivamente alla nascita del Partito socialista unificato (PSU), costituito nel 1960 dalla confluenza dell’Unione delle sinistre socialiste (UGS), del Partito socialista autonomo (PSA) e della Tribune du communisme. In quegli anni Michelle Perrot ricoprì anche l’incarico di tesoriera di una sezione universitaria nel VI arrondissement di Parigi.
Tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta, Michelle Perrot si mosse nel solco tracciato dal suo maestro Ernest Labrousse, arricchito dall’influenza della Storia del lavoro operaio. La tesi di dottorato, Les ouvriers en grève, pubblicata nel 1974, scritta durante le contestazioni del Maggio ’68, conteneva già i primi segni di un nuovo orientamento: oltre agli scioperi maschili, Perrot dedicava spazio alle operaie, alle compagne, alle donne. Fu in quelle pagine che cominciò a interrogarsi su quella dimensione che in seguito sarebbe stata chiamata Storia delle donne e Storia di genere.
L’interesse per le donne, emerso già nella tesi, si consolidò negli anni Settanta e per tutto il decennio successivo, quando Michelle Perrot iniziò a interrogarsi in modo sistematico sul loro posto nella Storia. Accanto alla sua professione come docente professoressa presso l’Università Paris-Diderot, dove tuttora è professore emerito di Storia contemporanea, Perrot iniziò ad approfondire il rapporto tra femminismo, perdita e oblio. Un interesse che era già comparso nel suo lavoro sui lavoratori: nel teatro della memoria, osservava, le donne apparivano come “ombre luminose”. Una condizione dovuta al silenzio degli archivi pubblici; alla reticenza degli archivi privati, spesso autocensurati dalle donne stesse; e alla scarsità di fonti che lasciava lo storico senza voce per raccontarle.
Da quella stagione di studio, ricerca e riflessione nacque anche la grande impresa collettiva promossa insieme a Georges Duby: Storia delle donne in Occidente, pubblicata tra il 1986 e il 1991. L’opera, articolata in cinque volumi che seguono la scansione tradizionale della Storia occidentale (età antica, medioevo, età moderna, età contemporanea con la distinzione tra Ottocento e Novecento), rappresentò un punto di svolta negli studi di genere.
Nel 1998 pubblicò Les femmes ou les silences de l’histoire, un’opera che divenne subito un punto di riferimento negli studi di genere. In questo libro Perrot mise a fuoco il problema centrale della sua ricerca: le donne non erano assenti dalla Storia, ma erano state rese invisibili dal silenzio delle fonti e dalla tradizione storiografica che le aveva sistematicamente trascurate. Il volume attraversa temi diversi, dal lavoro domestico alla questione delle carceri, dal rapporto tra donne e spazio urbano fino alle forme della scrittura autobiografica femminile. È un invito a considerare l’assenza come un dato eloquente, capace di svelare meccanismi profondi di esclusione e di potere.
Negli anni, Michelle Perrot ha continuato a lavorare su temi che intrecciano storia sociale e dimensione privata. Nel 2009 ha pubblicato Histoire de chambres, un’analisi della camera da letto come spazio della vita quotidiana, del lavoro invisibile, della nascita e della morte. Con Mélancolie ouvrière ha riportato alla luce la vicenda di Lucie Baud, una delle prime sindacaliste francesi, mettendo in dialogo la storia operaia e quella di genere. In Il tempo dei femminismi. La storia delle donne come autobiografia ha ripercorso le stagioni del femminismo in relazione alla propria esperienza di storica.
Oggi, superati i novant’anni, Michelle Perrot continua a rappresentare un punto di riferimento nella storiografia contemporanea. La sua ricerca, che ha spaziato dal mondo del lavoro alla Storia delle donne, dai silenzi degli archivi agli spazi della memoria privata, ha contribuito a ridefinire lo sguardo storico. Con rigore metodologico e sensibilità, ha mostrato come le donne siano protagoniste della Storia a pieno titolo.
L’idea di reintrodurre le donne nella trama della Storia non è dovuta solo a un approccio femminista. È prima di tutto un’esigenza di verità.
Perrot, Michelle. Les femmes ou les silences de l’histoire, Flammarion, 1998. Maruani, Margaret, and Chantal Rogerat. L’histoire de Michelle Perrot: Entretien avec Margaret Maruani et Chantal Rogerat. Travail, genre et sociétés, no. 8, 2002, pp. 5–20.
Perrot, Michelle. Storia delle camere, Sellerio, 2011
Delage, Christian, and Clyde Plumauzille. Michelle Perrot: ‘Faire l’histoire des femmes, c’est contribuer à sortir les femmes des silences de l’histoire.’ Libération, 10 Oct. 2018,
Perrot, Michelle. Il tempo dei femminismi. La storia delle donne come autobiografia, Donzelli, 2023.
Voce pubblicata nel: 2025